Il secondo singolo dei Pink Floyd fu questo See Emily Play, inizialmente intitolato Games for May in onore di un omonimo festival che per Syd Barrett era l’apice della creatività, cui i Floyd avrebbero partecipato proprio il 12 maggio del ’67.
Le sonorità di questo brano del ’67 sono acide, nuove, aprono la strada a tutti gli assoli chitarristici successivi, almeno fino ai ’90; il tono giocoso misto al circense e al senso di rapimento ipnotico, con quell’innocenza fanciullesca che sembra quasi un invaghimento prepuberale, fa di questa song un vero capolavoro seminale, cui anche io non ho saputo resistere quando più di dieci anni fa organizzai un cybergoth_event (sessioni di scrittura collettiva interattiva spontanea sul web) intitolato proprio Game for may. Le liriche sono un misto di sperimentazione e visioni acide bellissime, impressioniste, un altissimo punto di creatività forse mai più raggiunto, nemmeno da Barrett.
Emily tries but misunderstands
She’s often inclined to borrow
Somebody’s dreams till tomorrow
There is no other day
Let’s try it another way
You’ll loose your mind and play
Free games today
See Emily play
Soon after dark Emily cries
Gazing through trees in sorrow
Hardly a sound till tomorrow
Put on a gown that touches the ground
Float on a river
For ever and ever
Emily, Emily
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