Interessante disamina su RollingStone sul dualismo Waters–Gilmour all’interno dei Floyd, anche ora, dopo 35 anni di divorzio, coi piatti che continuano a volare ovunque…
Molti a queste mie parole salteranno sulla sedia, ma la popolarità dei Pink Floyd è cresciuta nel tempo tanto quanto le aspettative dei suoi membri. Tutti nei Floyd a un certo punto hanno sentito la necessità di staccare da una realtà che li soffocava: già da Wish You Were Here la band non esisteva più, il disco era un’ammissione di fallimento. Alcuni fan, addirittura, direbbero che i Floyd erano morti con l’uscita di Barrett. Waters a un certo punto ha preso in mano la situazione, se non altro perché aveva le idee più chiare rispetto ai concept e scriveva testi allucinati e graffianti. Gli altri membri avevano problemi, chi di droga (come Wright) e chi di cuore (come Mason), e tutta la band li aveva di soldi, tutte cose che non aiutano la creatività. Ma Gilmour in qualche modo ha tenuto testa a Waters grazie all’abilità di produttore/arrangiatore e per il fatto che la sua chitarra (criticabile o meno) era un trademark non indifferente e produceva dei classici (Dogs su Animals parla da sola). Parallelamente c’era la volontà paranoica di Waters di gettarsi anima e corpo nel progetto Pink Floyd finché alla fine non ha pensato sul serio di essere la band, perché senza di essa non sarebbe probabilmente riuscito a dire nulla.
Gilmour invece era Gilmour solo se prendeva parte al processo compositivo. Aveva lo stesso problema, senza i Floyd non andava da nessuna parte. Si è trovato schiacciato, con tante sue idee scartate, penalizzato dalla mancanza di una poetica “concettuale” solida. Che invece aveva il collega, il quale però non possedeva una visione di gruppo, che probabilmente era propria del chitarrista. Proprio in virtù di questo, Gilmour avrebbe fatto la stessa cosa di Waters, solo che lui c’era arrivato prima. E infatti non c’è modo migliore per capire quest’aspetto psicologico se non analizzare lo strano percorso incrociato di alcuni album solisti di Waters e Gilmour, che alla fine tanto diversi non sono, soprattutto musicalmente, nonostante le apparenze.
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