Nuova intervista a Dario Tonani su PenneMatte. Lo stato di salute della SF italica è il centro della chiacchierata e Dario sottolinea come i tempi stiano cambiando:
Dario, com’è cambiata la fantascienza italiana con Internet?
Si è fatta meno autoreferenziale. Quello fantascientifico è sempre stato un ambito chiuso e con pochi sbocchi. Al di fuori delle riviste specializzate e delle grandi pubblicazioni, era difficile farsi conoscere. Con la rete e, soprattutto con i social, il genere si è allargato e oggi direi che, rispetto al passato, la fantascienza italiana sta vivendo un periodo fortunato. Prova ne sono i diversi autori tradotti all’estero.Per quanto riguarda le tematiche, che cambiamenti si registrano?
La più grande novità è che ora ambientiamo le storie in Italia. Prima era impensabile. Ricordi la battuta di Fruttero & Lucentini? “Un disco volante non può atterrare a Lucca“. Non solo gli autori italiani ambientavano storie all’estero, ma si firmavano spesso con pseudonimi inglesi. Ora l’Italia è protagonista di questo genere. Lo testimoniamo autori come Giovanni “X” De Matteo, Lanfranco Fabriani, Francesco Verso, Massimo Mongai e Francesco Troccoli. Autori che non sempre ambientano le loro storie in Italia, ma hanno fatto dell’italianità una loro costante.Quindi, la fantascienza non è morta.
Assolutamente no. Quest’anno sono stato alla WorldCon di Londra e l’idea che circola è che la fantascienza inglese stia vivendo un nuovo periodo d’oro. In Italia è un genere che funziona poco in libreria e meglio in edicola, ma con la rete le cose stanno cambiando.
L’ha ribloggato su The Connective World.
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