HyperHouse

NeXT Hyper Obscure

Archivio per aprile 26, 2015

Clinica transumana


Mi ricordi le immagini transitate sul canale craniale della tua consapevolezza, quello creato ex-novo dal demiurgo dentro quella clinica transumana; assaporo ancora quel finale agrodolce del Nulla senziente che s’incarnava tristemente per eoni interi.

Abisso giornaliero cosciente


Ho mosso il pensiero sulla scacchiera tridimensionale della distanza; non riesco a percepire le scelte che operi olograficamente laggiù, nel continuum semplificato del tuo abisso giornaliero cosciente.

Rete che non contiene


Mi ancoro al tuo momento torcente e discendo le parole intrinseche al mio istantaneo karma: sono ancora sulla rete che non contiene.

Verso la singolarità: se le macchine sono già più intelligenti dell’uomo ∂ Fantascienza.com


Su Delos 171, uscito proprio oggi, spicca per i miei interessi un articolo di Roberto Paura sul Transumanesimo e Postumanismo: Verso la singolarità: se le macchine sono già più intelligenti dell’uomo. Una cavalcata tra i temi di questo mondo futuribile, forse distopico, forse impossibile. Qualcosa che ci aspetta oltre l’angolo, assai probabilmente:

Quando si parla del futuro, gli scenari possibili che vengono presentati sono sostanzialmente due: uno di tipo apocalittico, che predice l’imminente collasso della civiltà, ormai giunta ai limiti del suo sviluppo (vedi capitolo 1); uno di tipo utopistico, secondo il quale l’umanità è alle soglie di un cambiamento epocale che ne migliorerà radicalmente l’avvenire. Quest’ultimo scenario è generalmente sostenuto dai teorici del postumanesimo (o transumanesimo), per i quali la velocità sempre più forsennata dei cambiamenti scientifici e tecnologici prelude a un salto di qualità per la razza umana, che ne uscirà completamente trasformata. Questo “salto” è definito “singolarità” e tra i suoi principali sostenitori c’è il già citato Ray Kurzweil, il cui bestseller La singolarità è vicina apparve in Italia nel 2008. Ma quanto vicina è davvero questa singolarità?

Finora, il progresso tecnologico — che pure ha assunto ritmi sempre più frenetici — non ha modificato l’essenza della nostra umanità. La paura atavica che molti di noi hanno per gli aerei, per esempio, ne è una dimostrazione: mentre la tecnologia si è evoluta permettendoci di volare, il nostro cervello è rimasto uguale a quello dei primi esemplari del genere Homo sapiens; è rimasto fermo cioè a circa centomila anni fa. Un cavernicolo a bordo di un aereo sarebbe terrorizzato. E noi non siamo molto diversi da quel cavernicolo, anzi a livello biologico non è cambiato nulla. Tuttavia, di recente qualcosa sta cambiando. La decodifica del genoma umano, il potenziamento dell’ingegneria genetica e la scoperta dell’epigenetica suggerisce che presto l’evoluzione tecnologica potrà accelerare anche la nostra evoluzione biologica.

L’umanità che ne emergerebbe sarebbe, di sicuro, una post-umanità, radicalmente diversa da quella attuale, così come il genere Homo era del tutto diverso dagli ominidi suoi antenati. Ma la possibilità di predire come sarà la post-umanità è molto scarsa. Per questo i sostenitori di questo scenario parlano di una “singolarità”. Nel linguaggio della fisica, una singolarità è un punto dello spazio-tempo in cui tutte le leggi note della fisica vengono meno, e non è possibile prevedere o spiegare ciò che avviene in esso e oltre di esso. Sia il Big Bang che i buchi neri costituiscono delle singolarità.

Poesia dal silenzio | Lankelot


Tutta la sensibilità e la conoscenza della poesia di cui è capace Ettore Fobo è riversata in questa recensione apparsa su Lankelot, dove le sensibilità del far poesia emerge cristallina e bella. Per inciso, si parla del Premio Nobel Tomas Tranströmer. Un estratto:

“Rocca medievale/città e fredde sfingi/ arene vuote.” O ancora : “ Su un binario morto un vagone vuoto./ Fermo, araldico./I viaggi nei suoi artigli.

Poesia raschiata fino alla sua essenza, estremo esito di purificazione anche della propria ideazione, negli haiku di Tranströmer vibra il sentimento della grande sintesi dell’analogia.

La brevità di alcuni componimenti di questa bella raccolta, tradotta per Crocetti da Maria Cristina Lombardi, accresce vertiginosamente la densità di questo dettato, in cui echi di surrealismo viaggiano in una dimensione di pura modernità, riletti attraverso il silenzio di boschi montani, di mari freddi, di luoghi congelati dal buio, dove una lampada che si spegne sembra sciogliersi in un “bicchiere di tenebre”, e “una folla di visi inespressivi” affiora quasi dal sogno.

Dopo un amplesso – “ i gesti dell’amore si sono acquietati.” – qualcosa di misterioso scivola da una mente all’altra, in tutto simile a colori che si mescolano “ sulla carta bagnata di un disegno infantile.”

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