Bella intervista a Roger Waters in occasione delle sue prime date italiane indoor, Milano e Bologna, nei prossimi giorni. Su PinkFloydItalia.
La mostra sui Pink Floyd non è mai, nemmeno lontanamente, nostalgica. Il messaggio che arriva a chi la visita è che il lavoro che avete fatto è sempre stato all’avanguardia. Qual è la tua sensazione sulla mostra?
Potresti aver ragione, non lo so. Io la guardo con una prospettiva differente. Per me è come trovarmi nel mio studio, ci sono tutti gli oggetti degli anni ’70 e molti di questi sono come vecchi amici. Come l’Azymuth Co-ordinator costruito da Bernard Speight. Ricordo che eravamo in studio e chiedemmo: “Ehi Bernard, come facciamo a far circolare il suono in questo modo?”, lui costruì lo strumento e disse: “Questo dovrebbe riuscirci”. Continuo a usarlo ancora oggi. Uso ancora suoni quadrifonici, in concerto. Questa mostra è un’esperienza immersiva, le luci sono basse, l’udito viene attivato molto perché lungo il percorso si può ascoltare musica, interviste e altro ancora. Ci sono molti contenuti. Capisco perché ha avuto grande successo a Londra e penso che avrà successo anche qui.Sono passati 50 anni da quando hai suonato in Italia per la prima volta, al Piper Club, che è a poche centinaia di metri dal Macro.
Me l’hanno detto, sì.Ricordi qualcosa di…
No.Niente?
Niente! Proprio oggi ho chiesto: “In che mese abbiamo suonato a Roma?”, mi hanno detto: “In aprile”. Quindi era prima che entrasse David Gilmour nella band. Lavoravamo professionalmente come musicisti solo da un anno. Probabilmente nell’aprile del 1968 c’era ancora Syd Barrett, che però era ormai in quel momento del suo malessere in cui non era più in grado di comunicare con nessuno e ho il sospetto che già non facesse più parte della band. Ma non mi ricordo assolutamente nulla. È triste.
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Attendo feedback
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Microrecensione:
Ho evitato accuratamente di leggere qualunque notizia riguardo la prima serata per godermi lo spettacolo senza saperne niente, dopo i Pink Floyd del ’94 a Cinecittà in cui lui già non c’era più, per me è stata la chiusura del cerchio.
Ero nel parterre, diciannovesima fila, mai visto un concerto così bene.
Impianto acustico di gran livello, con largo uso di suoni spaziali (si, il tintinnare delle monete arrivava da tutte le direzioni). Ho sentito opinioni diverse su questo punto, ma forse la posizione di ascolto ha influito.
Allestimento dello spettacolo, grandioso, all’altezza delle aspettative se non oltre, compreso il maiale volante (grazie all’elio fornito dal nostro comune amico 😉 )
E Lui è grandissimo, l’eta della voce si nota per chi l’ha ascoltata cambiare nel tempo, ma brividi ed emozioni dall’inizio alla fine, grandissimo anche per il modo in cui ha espresso la sua opinione su Trump senza peli sulla lingua. L’unico appunto per me riguarda le coriste… non ci fosse stata “The great gig in the sky”, sarebbero state di prim’ordine, certo non mi aspettavo Clare Torry ma non hanno retto il confronto neanche con Durga McBroom e Claudia Fontaine, per come me le ricordo dal vivo.
Curioso che il 18 aprile del ’68 i PF suonarono per la prima volta in Italia al Piper.
Ci andrai a Roma?
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Grazie, grazie dello splendido mood che hai riportato qui. Sono sempre stato “rapito” dalla creatività di Roger, ancor più dopo aver visto gli altri tre in concerto (che non erano nemmeno la metà di Waters, a confronto) e sì, farò di tutto per andare al Circo Massimo, anche se costa un mezzo patrimonio (ma, cazzo, è Waters, l’artista più creativo al mondo, significherà pur qualcosa, no?).
Thank you a lot again…
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Il biglietto per il parterre al Forum è costato un patrimonio intero, ma ho fatto il tuo stesso ragionamento, e sto facendo un pensierino anche per il Circo Massimo. Certo l’essere “alta” un metro e mezzo ha delle controindicazioni 😀
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