Su AxisMundi un trattato su J.R.R. Tolkien e la sua poetica incompiuta, in questo imperniata su Artù, un altro tassello – dopo quello inserito da Kipple – che sviscera gli aspetti poco conosciuti del grande romanziere inglese, creatori di mondi unici.
Probabilmente mai come in questo periodo, in Italia, si era parlato di John Ronald Reuel Tolkien. Dalla nuova traduzione prevista per Il Signore degli Anelli, all’uscita del film biografico sulla figura del professore, fino alla serie tv targata Amazon dal budget stellare ma ancora in fase embrionale, la figura di Tolkien occupa un ruolo centrale nel panorama odierno.
Eppure, ci sono ancora molte sue opere che non hanno raggiunto il grande pubblico, rimanendo di dominio di pochi. Una di queste è sicuramente La caduta di Artù, poema allitterativo rimasto incompiuto e pubblicato postumo nel 2013 dalla HarperCollins. Come di consueto, l’edizione è curata dal figlio maggiore di J.R.R., Christopher, il quale ha messo assieme il materiale del padre (comprese le bozze), arricchendolo con contributi notevolmente interessanti. Nel corso di questa trattazione faremo spesso riferimento a questo apparato critico, al fine di inquadrare l’opera tolkieniana nello spazio e nel tempo.
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