Su AxisMundi un lungo articolo, molto dettagliato e con notevoli approfondimenti, dedicato alla figura e alla sacralità di Apollo, alla sua natura così complessa da essere studiata e apprezzata fin dai tempi più antichi – Ottaviano ne era un cultore mistico eccezionale.
I filologi e gli storici delle religioni degli ultimi secoli hanno il più delle volte frainteso la figura numinosa di Apollo, concentrandosi eccessivamente sui suoi attribuiti “luminosi” e ignorando (volutamente?) il suo lato “oscuro”. Il mito di un Apollo esclusivamente celeste, divinità solare connessa con il Logos, la razionalità e l’ordine non trova riscontro nel mondo antico, se non in alcune teogonie non troppo arcaiche (come quella dell’Imperatore Giuliano), essendo stato confezionato dai Germanisti del XIX secolo e sfociato prima nella visione esoterica della storia di J.J. Bachofen e, per suo tramite, giunto fino a pensatori successivi quali Friedrich Nietzsche (La nascita della tragedia). Le testimonianze antiche sul dio, e non meno palesemente le fonti riguardanti i suoi “sacerdoti”, i cosiddetti Iatromanti, di cui ha trattato esaustivamente Ioan P. Culianu nel suo saggio I viaggi dell’anima, mostrano in realtà una situazione ben diversa, che fa di Apollo non solo un dio “uranico”, ma al tempo stesso anche un daimon («spirito immortale») ctonio, dimorante nel “mondo di sotto”.
È vero che di molti Iatromanti Apollinei si narrano i viaggi “in spirito” in direzione dell’Isola Bianca, Leukè, equivalente senza ombra di dubbio al “mondo superno” delle tradizioni sciamaniche. Eppure, al tempo stesso non bisogna dimenticare che gli stessi Iatromanti erano in grado di compiere katabasis, “immersioni in spirito” nel mondo di sotto, che ai tempi veniva denominato Ade. Ivi, essi entravano in contatto con gli spiriti del mondo inferiore e con le anime dei defunti, che talvolta erano in grado di riportare in vita, facendole “risalire” con loro al nostro mondo. In ciò noi possiamo vedere una corrispondenza con lo sciamanesimo mongolo-siberiano, la cui tradizione distingue tuttavia tra “sciamani bianchi” (capaci di compiere i “viaggi superni”) e “sciamani neri” (cui si attribuisce la capacità di scendere nel mondo sotterraneo): nella corrente apollinea degli Iatromanti le due capacità spesso coesistono in un unica persona (cosa che si ritrova, seppure raramente, anche nella tradizione sciamanica asiatica).
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