Marco Maculotti su AxisMundi traccia le rotte esoteriche e non solo che Pupi Avati predispose, più di ventisei anni fa, col suo sceneggiato TV Voci Notturne, trasmesso in prima serata su Rai1 e di fatto, da allora mai più rimandato in onda così popolarmente.
Al centro della misteriosa vicenda vi è infatti il ricordo (che solo ricordo non è) di ancestrali riti sacrificali con vittime umane, officiati dai sacerdoti del culto dal ponte Sublicio, che fu il primo ponte sacro per i Romani, evidentemente continuatori di una tradizione più arcaica, di ecumene etrusca. Il ponte da cui il sacrificio veniva effettuato era stato edificato, secoli prima del dominio romano, in legno senza l’utilizzo dei chiodi (Sublicius significa proprio “che poggia su pali”): peculiarità da connettere forse alla credenza diffusa anticamente, ad es. anche nei paesi celtici, sull’effetto negativo del ferro sugli spiriti dimoranti nell’Altro Mondo.
Si trattava, dunque, di un rito antichissimo, espressione esteriore di un culto in parte acquatico officiato in epoca romana dal collegio sacerdotale degli Argei: ogni anno le vestali gettavano dal ponte alcuni manichini di vimini, come reminiscenza dei mai dimenticati (e, forse, mai realmente interrotti) sacrifici umani che venivano compiuti nel medesimo luogo in epoca preromana. La vittima veniva precedentemente cosparsa di unguenti e le si faceva ingurgitare una sostanza purificatrice, un estratto di silfio, per separarla dal mondo profano. Il suddetto background storico degli avvenimenti narrati nei cinque episodi che compongono Voci notturne ci viene riferito nel bel mezzo di un dialogo dell’episodio IV: viene pure riportata una testimonianza di Marco Terenzio Varrone, secondo cui le vittime designate (due per volta) venivano annegate nel Tevere, anticamente chiamato Albula.
Fin dai tempi della dominazione etrusca — si rivela in seguito — i costruttori del ponte (pontifex) avevano mantenuto il più stretto riserbo sul segreto iniziatico connesso ai sacrifici rituali, di cui essi erano e — lasciano intendere gli eventi narrati in Voci notturne — sono tuttora gli unici depositari. Da tale confraternita semisegreta derivò successivamente, come viene esplicitato nel IV episodio, quella dei Fratelli Muratori e dei Costruttori delle Cattedrali gotiche. Viene anche detto che i membri della setta, che tra di loro si chiamano alternativamente “custodi del passaggio”, “costruttori del passaggio” e “costruttori del ponte”, si ricordano le rispettive vite passate e si credono immortali, oltre a essere capaci di uccidere pur di mantenere gelosamente i proprî segreti.
Uno di questi sta proprio nell’utilizzo del silfio: proprio semi di silfio vengono rinvenuti nello stomaco di Giacomo Fiorenza, il ragazzo morto improvvisamente in apertura dell’episodio pilota del serial… peccato solo che la pianta del silfio sia estinta da almeno 1500 anni! Più avanti (ep. IV) viene ad ogni modo rivelato che il suo utilizzo provoca effetti stupefacenti: nella massa cerebrale del giovane Giacomo, infatti, continuano a registrarsi deboli segnali elettrici anche a mesi di distanza dalla sua dipartita.
Intorno alla Società Teosofica e al misterioso omicidio rituale di Giacomo Fiorenza aleggia inoltre la figura sfuggente di un tale erudito di nome Norberto Sinisgalli, dedito negli anni ’30 e ’40 a studi di carattere esoterico e occultistico, che pure interessavano la sua ricca e affascinante compagna Maria Valover, la cui nipote Elena è ora anziana e impossibilita a letto nella “Pensione Rosetta” che ospitava Giacomo. Sebbene anche Sinisgalli fosse di origine ebraica, nondimeno corre voce che abbia collaborato con i tedeschi e lucrato sulla deportazione dei suoi corrazziali durante gli anni conclusivi della Seconda guerra mondiale, e che “dopo che sono arrivati gli Alleati, Sinisgalli è scomparso… come se fosse stato risucchiato nel nulla”. Di lui Elena afferma che “sapeva tante cose senza averle studiate, e diceva che bastava ricordarsi quello che si era stati prima… nelle vite precedenti” (ep. III). Si vocifera inoltre che portasse sempre, all’asola della giacca, una spilla d’oro a forma di spiga di grano: simbolismo connesso alla metafisica del seme e della spiga su cui erano incentrati, nell’antica Grecia, i Misteri Eleusini.
Sulla singolarità del personaggio di Norberto Sinisgalli e sulla possibile ispirazione, ai fini della genesi della sua figura, a eventuali personaggi storici realmente esistiti, vari critici hanno avanzato ipotesi eterogenee, la maggior parte delle quali tuttavia sembra letteralmente campata per aria. Quella forse che, tra tutte, risulta la più convincente è a parere di chi scrive quella avanzata da Andrea Scarabelli, che mi onora della sua amicizia, durante una conversazione amichevole: a suo parere, Sinisgalli potrebbe essere stato “disegnato” sulla figura del filosofo tradizionalista Julius Evola (che Pupi Avati certo conosce e con tutta probabilità già conosceva al tempo di Voci notturne), personaggio in un certo senso “luciferino” e “prometeico” che, com’è risaputo, durante tutta la sua vita si interessò di dottrine esoteriche (e non della sola teoria, bensì anche della pratica). Altri due indizi che potrebbero corroborare l’ipotesi di Scarabelli sono il presunto (e sedicente) “collaborazionismo” di Evola con i tedeschi e una sorta di gioco di parole contenuto nel cognome della sua collaboratrice Maria vALOVEr: se omettiamo la prima e l’ultima lettera e lo leggiamo al contrario, infatti, lo stupefacente risultato sarà proprio… il cognome del pensatore tradizionalista! (Si potrebbe forse ipotizzare che le rimanenti lettere “VR” siano un’allusione a “UR”, la rivista di studi esoterici a cui Evola collaborò sul finire degli anni ’20?) In aggiunta, se ciò non fosse sufficiente, si potrebbe pensare anche a un rimando alla poetessa e occultista russa Maria de Naglowska, nota praticante di magia sexualis che di Evola fu, per un certo periodo della sua vita, “amante magica”. In tal senso, Maria Valover potrebbe anche essere interpretato come una contrazione di… Maria (E)V(ol)a-lover.
Grazie della condivisione! Devo però correggerti sugli anni passati dalla sua uscita: essendo stato trasmesso nel 1995 gli anni sono ad oggi 26, non 35. Un saluto!
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Hai ragione totale, correggo subito
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