HyperHouse

NeXT Hyper Obscure

Archivio per Lankenauta

Lankenauta | L’Anno del Fuoco Segreto


Su Lankenauta una bella recensione a “L’Anno del Fuoco Segreto”, pubblicazione manifesto per quanto riguarda NSI, il Novo Sconcertante Italico, movimento transgenere che viene raccontato così nell’articolo che recensisce l’antologia in questione:

La culla dell’NSI è da rinvenire altrove, nel concetto di Sconcertante che è innanzitutto la summa dei due filoni individuati da Mark Fisher nel suo saggio “The Weird and the Eerie”; queste due definizioni, di fatto intraducibili nella pienezza semantica che hanno in inglese, vengono approssimate in italiano a “strano” inteso come perturbante nel suo esser familiare, e ”inquietante” inteso come fatato, incantato, fuor di sesto. La voce “Sconcertante” è quindi, nell’intenzione dei curatori e autori di questa silloge, una somma che eccede gli addendi, ibridazione di masse critiche che travolge i canoni consueti della narrativa italiana: il discorso aperto dal Cannibalismo può essere riagganciato, fra le numerose contaminazioni, ma cambia rotta, si espande a istanze del tutto inimmaginabili negli anni Novanta, anni permeati ancora dagli ultimi scintillii dell’edonismo, dalla bonaria distopia cyberpunk con il suo nucleo di speranza e di libertà dai vincoli corporali, dall’intimismo grunge che pur nel ripiegamento, finanche nell’elegia, sfruttava ancora l’energico volano del punk e dell’hard rock rispetto al montare di inquietudini e consapevolezze nuove. Esperienze seminali per la genesi dello Sconcertante: non più “cannibale” perché cannibalizza stili e generi, ma perché è chi scrive a esserne cannibalizzato.
Arriviamo perciò a cose fatte, proprio quando si compie l’atto di nutrire la parte oscura a insaputa o con la complicità autolesiva degli stessi autori, che attraversano fantasy transumano, un fiabesco terzo paesaggio, le sodaglie stoppose del realismo fantastico sudamericano e le sue più riuscite derive europee (Cărtărescu, Krasznahorkai), la fantascienza straniante di Vandermeer o Volodine, la meticolosa ricerca psichedelica di Pendell espressa in un linguaggio che mescola chimica ed epica; assistiamo alla fabbrica di una cattedrale spugnosa e vorace, che si corrode nel suo edificarsi, che si corrompe nel perseguire l’elevazione, trasformandosi in una spuma incerta e, a ben vedere, ineccepibile, almeno secondo le più recenti e accreditate teorie della meccanica quantistica.

Leggi il seguito di questo post »

Lankenauta | Marcel ritrovato


Su Lankenauta una nota critica a un romanzo e autore a me sconosciuti, ma che indubbiamente solletica la mia curiosità: Giuliano Gramigna, “”Marcel ritrovato”; un estratto della rece:

Un testo metanarrativo – l’etimologia la potete trovare sulla Treccani – rappresenterebbe una letteratura che scandaglia i processi dello scrivere, oppure addirittura una letteratura autoreferenziale, in cui è evidente l’intervento diretto dell’autore all’interno dello stesso testo che va componendo. Struttura metanarrativa che possiamo ritrovare in “Marcel ritrovato” di Giuliano Gramigna, romanzo del 1969 e adesso ripubblicato da Il ramo e la foglia edizioni; ma limitarsi ad una definizione così sbrigativa di metanarrativa potrebbe apparire quasi fuorviante e svilente per un’opera di cui è invece facile cogliere il pregio non soltanto stilistico. Più indovinata la definizione di Ezio Sinigaglia, autore dell’illuminante nota critica: “Un romanzo pre-postmoderno”.

Romanzo che, è vero, racconta di Bruno, un pubblicitario affetto da nevrosi in una Milano volgarotta e in piena ascesa economica, che viene incaricato da Roberta, un suo vecchio ma sempre presente amore, di andare a Parigi per cercare il marito, Marcello, di cui non sa nulla da giorni; ma, come intuibile, l’interesse del lettore non si concentrerà sulla fine di Marcello, semmai su quelle che sono state giustamente definite le “proiezioni dell’autore”. Quel tanto da considerarlo a tutti gli effetti un metaromanzo, con una vistosa vocazione sperimentale. Sperimentalismo che si traduce, di primo acchito, in originali trovate grafiche, nei frequenti slittamenti dalla terza alla prima persona, nelle note a piè di pagina dell’autore Giuliano Gramigna che si fa critico di sé stesso; nonché con tutte le considerazioni sulla forma romanzo: “Se invece provassimo a immaginare che il romanzo non ha direzione ma polarità […] E la logica tradizionale della narrazione? On s’en fiche pas mal” (pp.184).
Espedienti tutti immersi in un linguaggio complesso, anche questo indubbiamente con finalità sperimentali, che alterna innumerevoli vocaboli ricercatissimi, elitari ad altrettanto innumerevoli vocaboli dialettali dal suono quasi onomatopeico.

Romanzo, o metaromanzo che dir si voglia, originalissimo anche nel raccontare i protagonisti; a cominciare da Bruno, le cui velleità letterarie, già ampiamente frustrate, vengono messe in crisi dalla lettura di un appunto critico del genitore defunto, il quale vede nel figlio un epigono particolarmente superficiale di Proust: “che purtroppo nel libro di Bruno sono soltanto delle povere e sbiadite reminiscenze” (pp.46). Quel tanto da scatenare nuovamente in Bruno quella nevrosi che sarà uno dei caratteri sostanziali in “Marcel ritrovato” e che Ezio Sinigaglia ha inteso come un equivalente dello schiaffo ricevuto da Zeno Cosini. Anche in questo caso quindi ritroviamo un elemento metanarrativo.

Lankenauta | Bisogna adattarsi. Un nuovo imperativo politico


Su Lankenauta la recensione a “Bisogna adattarsi. Un nuovo imperativo politico”, di Barbara Stiegler con introduzione di Beatrice Magni, un saggio sul nostro modello comportamentale e sociale che fa riflettere; ecco il testo:

Molti di noi che nel corso degli anni sono diventati sempre più intolleranti alle pretese di adattamento ad una società “performante”, ad una velocità a tutti i costi, probabilmente saranno motivati a leggere un saggio come “Bisogna adattarsi” di Barbara Stiegler. Proprio per tentare di capire le origini, le motivazioni di questo mantra che ormai sembra dato per assodato, tranne da qualche coraggioso che, ovviamente, rischia di meritarsi l’epiteto di fricchettone.
Barbara Stiegler, con questa sua puntuale dissertazione – sicuramente di non facilissima lettura per i non esperti di filosofia politica, anche se alla fine perfettamente comprensibile nelle sue conclusioni – ha incentrato la sua attenzione soprattutto sull’origine della dottrina dell’adattabilità a tutti i costi, che si basa sui principi della biologia, insiste sull’arretratezza, sulla necessità di adattarsi sempre e comunque al ritmo del cambiamento; e di conseguenza ripercorre la genesi del neoliberismo come teorizzato nella prima metà del XX secolo da Walter Lippmann. Genesi piena di contraddizioni, inversioni di rotta, ma che alla fin dei conti ha voluto dire disegnare una nuova politica dove il ruolo predominante sarebbe stato quello di una classe di super esperti, competenti ma anche detentori di innumerevoli interessi privati, che avrebbero dominato la gran massa della popolazione, di fatto amorfa e inadeguata; per poi renderla finalmente “adattabile”. In altri termini una concezione del liberalismo che faceva il paio con la verticalità del potere: “un governo di esperti, che rompe l’assunto di una onni-competenza da parte dei cittadini. Una manifattura del consenso, che prevede la fabbricazione di buoni stereotipi, attraverso una propaganda ben orientata, intesa a riadattare la specie umana al suo nuovo ambiente globalizzato. Infine, una democrazia in versione minimal, e puramente procedurale, che l’ambizione di avere la meglio sull’eterocronia tra ritmi evolutivi, e di risolvere ogni forma di conflitto attraverso una riforma graduale delle regole, mimando il ritmo omogeneo delle piccole variazioni darwiniane e della loro selezione naturale” (pp.88).

Leggi il seguito di questo post »

Lankenauta – Se Gli Dei Ti Fanno Impazzire


Su Lankenauta un0interessante segnalazione: “Se Gli Dei Ti Fanno Impazzire”, di Richard Powell, che ha riscritto attualizzando e sfrondandola dei topos del mito l’epica di Omero e Troia.

L’Iliade vista di striscio, i personaggi che tutti noi conosciamo visti sotto una luce diversa e aldilà del mito, una delle storie più famose raccontata da un punto di vista inusuale ma assolutamente credibile.
In un modo o nell’altro buona parte della popolazione occidentale conosce la storia della guerra di Troia, dei suoi protagonisti e soprattutto della sua conclusione. Questo romanzo ci fa rivivere tutto questo con gli occhi di Helios: praticamente un bambino quando inizia la storia, è il figlio di una schiava che sostiene di essere rimasta incinta di Priamo, il re di Troia, una notte dopo un banchetto. Priamo però non l’ha mai riconosciuto e quindi Helios vive in una situazione d’incertezza.

I primi capitoli del libro sono incentrati su Troia, cominciamo quindi a conoscere alcuni personaggi noti, Ettore, Paride, Ecuba, ma soprattutto Cassandra, con la quale Helios stringe uno stretto rapporto di amicizia e la quale avrà un’intera profezia dedicata alla vita di Helios. Tra varie vicissitudini, il nostro eroe viene preso a lavorare nelle stalle e impara tutto quello che c’è da sapere sui cavalli e sui carri da guerra, gli viene poi insegnato a leggere e scrivere, uno dei pochi in città, rischia di essere offerto in sacrificio agli dei, il tutto finché il Principe Paride non ritorna in patria portando con sé Elena, moglie del Re di Sparta, Menelao, che arriverà presto a riprendersela con al seguito Agamennone e il resto dei re greci con i loro eserciti.
Inizia quindi la seconda parte del libro, Helios verrà catturato da greci, spedito nell’isola di Skiros per qualche anno con Neottolemo, il figlio di Achille e Deira, bambina pestifera e figlia di Teseo che non lo lascia in pace. Da qui poi seguiranno avventure nell’entro terra con Ulisse ed un ritorno a Troia, passando prima per l’accampamento dei greci.

L’autore, Richard P. Powell, deceduto nel 1999, lo pubblicò nel 1970 e si capisce che dietro c’è stato un approfondito studio della materia. La scrittura assolutamente scorrevole, la storia si dipana come una sorta di azione/reazione e assomiglia molto ai romanzi di avventura di Wilbur Smith per quanto riguarda la cura dei dettagli. A rendere la storia più credibile, è anche il fatto che ogni parte “mitica” dell’Iliade, trova una spiegazione logica: per esempio, Achille muore colpito da una freccia nel tallone, non perché quello sia il suo punto debole, ma perché la freccia era avvelenata. Laocoonte e i suoi figli non muoiono uccisi da serpenti marini mandati da Nettuno, ma a causa di correnti improvvise che colpiscono la spiaggia di Troia. Anche i personaggi sono spesso umanizzati e resi più accessibili rispetto al mito che gli circonda, uno su tutti, Achille, dipinto spesso come abbastanza ottuso, poco ragionevole e non proprio di bell’aspetto:”Achille piantò la lancia nella sabbia e si sfilò l’elmo. Mi aspettavo di vedere un viso scolpito nella roccia, e invece i suoi lineamenti avevano qualcosa di femmineo: la sua pelle era bianca e rosea, senza traccia di barba, gli occhi azzurri e le labbra rosse e carnose, con un che di stizzoso. Soltanto la possente mascella e i muscoli tautini del collo lasciavano intuire la sua forza.” Uno stratagemma molto intelligente che davvero ci fa pensare che questa storia sia troppo bella per non essere vera.
Il libro non è certo corto, ma scorre via velocemente, soprattutto nella seconda parte, ed è un ottimo metodo per ripassare un po’ di mitologia che ad un certo punto a scuola, abbiamo tutti affrontato. Lo consiglio a tutti gli appassionati di mitologia greca e a tutti gli amanti dei libri di avventura.

Lankenauta | Bim Bum Bam Ketamina


Su Lankenauta la recensione a Bim Bum Bam Ketamina, romanzo che si potrebbe definire di una strana distopia scritto da Claudia Grande. Vi lascio ad alcuni stralci della valutazione:

Non inganni il titolo: è una trappola pop (un furby killer?) che Claudia congegna abilmente, sintetizzando in questo abracadabra, la nostra realtà tossico-fanciullesca-anni ottanta-novanta; la palingenesi finale di quel “cittadino minorenne” – come afferma il “Dottore” Gian Maria Volonté ne “L’Indagine…” di Petri – un Doom “petaloso” saturo di influencers, food bloggers, talenti ammaestrati come scimmiette obbedienti sull’organetto e singolarità quantistiche, tutto quanto livellato a un puerile “top notch” tanto schiamazzante quanto superfluo e spietato; con spirito d’osservazione acuto e avventuroso, Claudia Grande – e sorprendenti slanci poetici – ci svela il passaggio segreto ai “sotterranei ballardiani di compiti assegnati” da entità enigmatiche, autocratiche (come il signor Glovo) che conduce da Amadeus alla porta degli inferi.
Ed eccoci in mezzo alla discarica abusiva delle scorie di una infosfera ipertrofica e fallace, che fermentano accanto a brandelli di carne sintetica proveniente da inquietanti laboratori di bioingegneria, esalando gas venefici, allucinogeni; se Don DeLillo in “White noise” materializza questa emanazione in una vera e propria nube tossica, Claudia c’invita a fare rafting in uno Stige in piena di grasso bruciato che erutta pop-corn.

Leggi il seguito di questo post »

Lankenauta | PREMONIZIONI


Su Lankenauta la recensione di Giovanni Agnoloni a Premonizioni, saggio di Riccardo Ferrazzi sul mondo fisico e spirituale, sulle loro intersezioni, sui fattori di credibilità delle interazioni che possono instaurarsi. Un estratto:

Ferrazzi, di cui peraltro si avverte il punto di vista laico e razionale, dimostra una grande onestà intellettuale nell’alzare le mani davanti all’inspiegabile (in particolare, quando si sofferma sulla vita di Gesù). Ed è qui che, forse immodestamente, ho avuto la sensazione di raccogliere da lui un ideale testimone per quella che è la mia ricerca in corso. Sì, perché – sia pur senza scendere qui nel merito dei singoli capitoli del suo libro, che è una perla breve, per cui non voglio bruciarla anticipando troppo – ho percepito che i miei interessi s’innestano specificamente là dove le cronache storiche, religiose e letterarie oggetto della sua disamina non possono che fermarsi: ovvero, sulla linea di confine tra l’esperienza macroscopica e quella interiore. Nel suo saggio offre numerosi esempi di – almeno apparente – fuoriuscita dai canoni dell’umano. Oltre, appunto, si aprono i territori dello spirito, quelli che la tradizione del pensiero illuminista e poi positivista vuole rigorosamente separati dal dominio della materia, ma che le grandi tradizioni spirituali leggono come coesistenti ad essa, e sia pur capaci di andare oltre i suoi limiti, in un’eloquente consonanza con i più recenti sviluppi della fisica quantistica.

Gli “esempi” raccolti da Riccardo Ferrazzi in questo volumetto di grande valore vanno in questa direzione. Stanno, cioè, a indicare la possibilità di quell’Oltre. Quanto a me, raccolgo il testimone e mi appresto a proseguire la mia ricerca.

Lankenauta | Aspettando che l’inferno cominci a funzionare


Su Lankenauta la recensione di Giovanni Agnoloni a Giorgio Manganelli. Aspettando che l’inferno cominci a funzionare, scritto dalla figlia di Giorgio, Lietta Manganelli. Un estratto:

Aspettando che l’inferno cominci a funzionare (La Nave di Teseo) racconta tutto l’arco dell’esistenza, prima di tutto umana e naturalmente anche letteraria (combinazione che, nel percorso di un creatore di mondi mentali e di alternative alla piatta successione delle cose cui spesso la vita si riduce, è inevitabile, tanto che Lietta ha dovuto fare un lavoro di ricerca e “sfrondatura” della verità da tutte le sovrapposizioni “mitiche” create dallo stesso “Manga”, come lei chiama affettuosamente il padre). Qui l’itinerario dei giorni, mesi e anni di questa interessantissima e tormentata vita di artista e grande intellettuale – perché di questo parliamo, quando ci occupiamo di Manganelli – viene, appunto, raccontato. L’intenzione di Lietta, cioè, non era, fin dall’inizio, quella di scrivere una “biografia”, ma di stendere una sorta di racconto orale, che avrebbe benissimo potuto essere offerto a un uditorio ristretto davanti a una tazza di tè freddo o a un caminetto acceso (a seconda delle stagioni) – tanto è vero che diversi degli episodi riportati li conoscevo già, avendomene Lietta parlato in privato in varie occasioni d’incontro.
È precisamente questo il fascino di un libro che – mi si perdoni l’espressione un po’ cliché – cattura dalla prima all’ultima pagina, trascinando nel mistero viscerale e coinvolgente di una vita segnata da molteplici sofferenze e carenze affettive (soprattutto dal lato della madre e della moglie), ma, forse proprio per questo, alimentata da una continua necessità di mettere a fuoco o, junghianamente, di individuare, come il Manga avrebbe, presumo, amato dire, rifacendosi alle sedute psicanalitiche con Ernst Bernhard che tanto lo aiutarono. In questa segreta fornace di immagini e temi intimi, filo conduttore e àncora di salvezza di un uomo geniale e profondamente lacerato, si inserisce il bellissimo – e sia pur “strano”, con lunghe stagioni di assenza, inizialmente neanche dovute a lui – rapporto con Lietta, che diventa la sua vera “seconda metà”, in una vita in cui nessuna donna riuscì mai a dargli quello che, in primis, non aveva saputo trasmettergli sua madre.
Ben più di tutte le compagne che ebbe dopo la separazione dalla moglie, fu la figlia a riuscire a tirargli fuori tutta la tenerezza di cui aveva bisogno (nel senso di riceverla, ma anche, e forse ancor più, di darla), come dimostra una bellissima lettera che le indirizzò e che l’autrice ha riportato per intero nel libro. Solo con lei – e qui azzardo una mia opinione – era autenticamente se stesso. Non a caso, Lietta sarebbe poi diventata la depositaria del suo lavoro, creando il Centro Studi Giorgio Manganelli e curando la catalogazione e la pubblicazione della maggior parte dei suoi scritti, tanto che la mole di opere manganelliane uscite postume (ivi inclusi i suoi numerosissimi editoriali e le tante recensioni) supera nettamente quella delle pubblicazioni avvenute mentre era in vita.

Lankenauta | Pipistrelli


Su Lankenauta una nota di lettura – più che una recensione – a Pipistrelli, la raccolta di una certa produzione di Gustav Meyrink che TreEditori ha dedicato all’autore austriaco del secolo scorso; è interessante la nota di lettura perché mette in evidenza il solco tra chi mastica o è attratto dalle materie insondabili (esoterismo, occultismo, magia, religioni etc.) e tra chi considera l’esistenza come un puro evento meccanicistico e magari positivista: l’inumano è sempre in agguato, o meglio incombe continuamente il fattore che si fa beffe dell’umano e delle sue ridicole esigenze fisiche, mentre sullo sfondo si muovono forze e logiche che nulla hanno a che vedere col nostro mondo.
Un estratto:

Avvicinarsi al mondo letterario e quindi anche spirituale di Meyrink richiede una conoscenza di cui, sinceramente, mi sento sprovvista. Esoterismo, iniziazione, amore per il mistero (in tutte le declinazioni, dalla kabbalah ebraica alla teosofia, dallo spiritismo al buddismo) certamente hanno un’eco non limitata solo al Nostro nella Mitteleuropa a cavallo tra Otto e Novecento. È come se l’uomo di quest’epoca cercasse nuove certezze, nuove strade, che riescano a superare una difficoltà del vivere per nulla lenita o aiutata dalle religioni tradizionali, vuoi per la rigidità schematica dei riti, vuoi per un messaggio (penso soprattutto a quello cristiano) percepito come anacronistico e imperfetto. Ci deve essere altro, si dicono gli spiriti meno felici, e lo cercano oltre il velo del tangibile. Il soprannaturale qui però non si fa misticismo celeste mediato da angeliche creature, piuttosto invece proviene dalle profondità della terra e dell’inconscio da cui sono generati i demoni che tormentano l’esistenza.
È un’epoca di sommovimenti, anche di pensiero. Si studia l’anima e le chiavi per una volta non sono in mano unicamente alle religioni. La psicoanalisi rivela l’esistenza di una dimensione intangibile che tuttavia muove da fatti e accadimenti e ne dispone conseguenze fisiche. Ci sono cure che non passano – forse per la prima volta – dall’ambito meramente spirituale: occorre dare un nome all’ombra che abita l’uomo, spesso inscindibilmente legata alla luce che lo attraversa, occorre entrare in un contatto ravvicinato con se stessi, e accettare di scoprire ciò che si cela dietro l’apparenza di comportamenti e pensieri.

Leggere Meyrink diventa faticoso in più di un’occasione. La realtà non è quasi mai felice, neppure l’impressione di aver finalmente raggiunto l’agognata meta salva i suoi personaggi da una fine spesso tragica. Non conoscere il simbolismo sotteso a tanti particolari, priva in effetti di una chiave importante per comprendere le ossessioni e la ricerca dell’autore: a questo rimediano – ma solo in parte – l’ottima introduzione di Anna M. Baiocco e le necessarie note a piè di pagina.

Lankenauta | Queste montagne bruciano


Su Lankenauta una recensione al romanzo Queste montagne bruciano di David Joy, che non mi aveva inizialmente incuriosito, poi sono stato attirato dalle parole melliflue usate nell’articolo e pian piano mi sono trovato avvolto nella tela usata dal recensore, finendone per restare affascinato, come se fossi stato posto davanti a una sirena. Vi lascio a un ampio stralcio della recensione:

Nel caso specifico poi il merito non sta soltanto nell’averci fatto conoscere uno scrittore validissimo ma nell’aver proposto un genere che, a quanto pare, dalle nostre parti non sembra mai aver avuto una particolare diffusione: il “country noir”, detto anche black country oppure thriller rurale; ovvero vicende, pur sempre incentrate su un’indagine del lato oscuro dell’uomo e della società mettendone a nudo la corruzione e il degrado, ma questa volta ambientate in territori remoti o ai margini dimenticati della cosiddetta globalizzazione. Esattamente le condizioni nelle quali si trovano i protagonisti del romanzo, alle prese con il territorio occidentale della Carolina del Nord, al confine con il Tennessee, nel mezzo delle le aree tribali degli indiani Cherokee, delle loro montagne e dei loro secolari boschi, perennemente devastati da incendi. In questo contesto, bellissimo e disagiato nel contempo, vivono l’attempato e disincantato Raymond Mathis, vedovo e padre di un giovane tossico; Danny Rattler, un altro tossico di etnia cherokee, perennemente a caccia di una dose, grazie alle sue abilità di ladruncolo; gli agenti della DEA Ron Holland, il capo, e Rodriguez nelle vesti di infiltrato, che tentano fino all’ultimo di arrivare al pesce grosso del traffico di stupefacenti. La morte per overdose di Ricky, il figlio di Raymond, scatenerà una vendetta feroce contro gli spacciatori che, come effetto collaterale, cambierà nettamente sia la vita di Rattler, sia le indagini di Holland e Rodriguez. È proprio dal momento in cui Ray Mathis, grazie alla sua capacità nel percorrere di notte le foreste e grazie a un compagno esperto di esplosivi, si sarà vendicato facendo esplodere i rifugi degli spacciatori che si generano tutti gli eventi che potremmo definire più propriamente “noir” e che porteranno alla sorprendente scoperta del responsabile del narcotraffico. Ma al di là della vicenda poliziesca, che pure prende l’avvio dopo diverse pagine, l’aspetto più interessante del romanzo, e che più coinvolge, è il racconto, sempre con in primo piano i sentimenti dei protagonisti, della corruzione morale che ha portato un popolo e il suo ambiente allo sfascio: “Cherokee era un’altra città adesso. Il casinò aveva cambiato tutto […] Era in corso un rinascimento, cosa che avrebbe dovuto riempire Denny di orgoglio, invece gli dava un senso di vuoto e di vergogna. Lui era quello contro cui i forestieri puntavano il dito, l’indiano ubriacone, l’indiano tossicodipendente che accettava solo l’assegno della tribù da spararsi in vena. Nella sua mente, sentiva ancora il suono del tamburo, vedeva ancora suo zio che danzava a torso nudo tutto sudato nell’aria umida odorosa di caprifoglio, e desiderava tanto poter tornare indietro” (pp.241).

Leggi il seguito di questo post »

Lankenauta | Chthulupunk


Su Lankenauta la recensione di Ettore Fobo a Chthulupunk, lavoro recente – a metà strada tra narrativa quantica, saggio e autobiografia, senza che sia davvero nulla di tutto ciò – di Lukha B. Kremo uscito nella colla non-aligned objects, da me curata per i tipi di DelosDigital. Vi lascio a un estratto:

Si tenta la via dell’ibrido, romanzo autobiografico in cui il vero e il falso non sono mai sicuri, saggio che tratta i temi della fisica più all’avanguardia e ne coglie le immense risonanze filosofiche (non dimentichiamoci che Kremo insegna storia e filosofia nei licei). Tutti questi dati (biografici, storici, fisici, filosofici) sono mescolati con leggerezza direi da perfetto connettivista, movimento al quale Kremo fu fra i primi ad aderire. Connettere quindi ciò che appare distante dalla nostra troppo umana percezione. Movente poetico sotterraneo a un movimento di narratori e poeti, che fu fondato nel 2004 da Sandro Battisti, Giovanni De Matteo, Marco Milani. Connettere i saperi per denunciare la fattucchieria del Sapere. Mettere in correlazione, in risonanza quantistica.

In tutto questo la vita di Kremo, la sua straordinaria aneddotica si perde un po’. Un difetto di questo ibrido è la brevità. Che cosa sarebbe stato se Kremo avesse lasciato andare il cuore alle sue rievocazioni di pirata metropolitano? Quali avventure avrebbe cavato dal cilindro? Lui, mago dell’underground milanese, ora disperso in mille rivoli che da vero marinaio manco si ricorda. Editore, poeta, elettro musicista, viaggiatore, scrittore, hacker, conoscitore esperto di geopolitica, come dimostra il suo blog, artista di mail art, inventore della Nazione Oscura, micronazione dell’immaginazione che batte moneta, ha un calendario, ministri. Se ogni stato è parodia, qui siamo alla parodia di una parodia: il Re è Nudo. Per inciso i rapporti con lo Stato Italiano sono stati sanciti dall’invio di un pezzo di ghiaccio alla Presidenza del Consiglio. Rapporti letteralmente “congelati”. Probabilmente ad libitum. Performance artistica, poetica boutade, protesta satirica, ridicolizzazione del potere si mescolano: genio toscano. Kremo è nato a Livorno, da bambino era in Nigeria -conosciuta per decenni la periferia milanese- ha vissuto in provincia di Genova, poi alle isole Canarie, infine è tornato nella città natale. Ma chi lo conosce lo sa: non abita da nessuna parte, il suo camper è un’ astronave che viaggia nel tempo. Le sue case vestigia di regni perduti.

Ecco la mania contemporanea di abbreviare tutto: video, film, canzoni, libri… Ne parla molto bene “Cronofagia” di Davide Mazzucco. Escono “prodotti” a velocità sempre più inquietanti, vietato soffermarsi troppo su uno di questi; il capitalismo ci mangia il tempo con il lavoro e con l’intrattenimento. E ciò produce il Kipple, lo scarto, Kremo ne è da sempre ossessionato, tanto da chiamare Kipple Officina Libraria la propria Casa editrice, punto fermo per gli appassionati del fantastico e da qualche anno anche della poesia di sperimentazione con la collana Versi Guasti curata da Alex Tonelli. Casa editrice “piccola ma combattiva”, la definì Giuseppe Lippi. E non dimentichiamoci che Pulphagus stesso altro non è che un planetoide fatto di spazzatura che orbita intorno alla terra. Contro il disordine entropico, non rimane che cercare un ordine ma come se anche l’intelligenza, sistema ad alto consumo di energia, aumenta il disordine stesso? Scendiamo nella terra dell’insolubile e dell’enigma.

Krysalisound

Contemporary resonances of calm and slow music

©STORIE SELVATICHE

C'ERA UNA VOLTA, UNA STORIA SELVATICA...

my low profile

Vôla bas e schîva i sas

Komplex

Galdruxian Actions for Galdruxian People

Pomeriggi perduti

quasi un litblog di Michele Nigro

maurizio landini

poesia e scrittura

Architetture Minimali

Blog di Stefano Spataro

Myrela

Art, health, civilizations, photography, nature, books, recipes, etc.

A Cup Of History

Storia e Archeologia... nel tempo di un caffè!

Axa Lydia Vallotto

Un giorno dominerò la galassia. Nel frattempo scrivo.

LES FLEURS DU MAL BLOG

Benvenuti nell'Altrove

The Sage Page

Philosophy for today

Sobre Monstruos Reales y Humanos Invisibles

El rincón con mis relatos de ficción, humor y fantasía por Fer Alvarado

Gerarchia di un’Ombra

La Poesia è tutto ciò che ti muore dentro e che tu, non sai dove seppellire. ( Isabel De Santis)

A Journey to the Stars

Time to write a new Story

Rebus Sic Stantibus

Timeo Danaos et dona ferentes

The Paltry Sum: Detroit Richards

Culture, Music, Reviews, Poetry and More . . .

chandrasekhar

Ovvero come superare l'ombra, la curva della luna, il limite delle stelle (again)

AUACOLLAGE

Augusta Bariona: Blog Collages...Colori.

The daily addict

The daily life of an addict in recovery

Tiny Life

mostly photos

SUSANNE LEIST

Author of Paranormal Suspense

Racconti Ondivaghi

che alla fine parlano sempre d'Amore

The Nefilim

Fields Of The Nephilim

AppartenendoMI

Ero roba Tua

Creative T-shirt design Mart

An Online Design Making Site

Sanguinarie Principesse

E del viaggio nulla mi resta se non quella nostalgia. (N. Hikmet)

Cavallette neanche tanto Criptiche

tutto ciò che c'è c'è già

ADESSO-DOPO

SCIVOLO.

Unclearer

Enjoyable Information. Focused or Not.

Free Trip Downl Hop Music Blog

Free listening and free download (mp3) chill and down tempo music (album compilation ep single) for free (usually name your price). Full merged styles: trip-hop electro chill-hop instrumental hip-hop ambient lo-fi boombap beatmaking turntablism indie psy dub step d'n'b reggae wave sainte-pop rock alternative cinematic organic classical world jazz soul groove funk balkan .... Discover lots of underground and emerging artists from around the world.

boudoir77

"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.

Stories from the underground

Come vivere senza stomaco, amare la musica ed essere sereni

Luke Atkins

Film, Music, and Television Critic

STAMPO SOCIALE

Rivista di coscienza collettiva

La Ragazza con la Valigia

Racconti di viaggi e di emozioni.

simonebocchetta

Qui all'ombra si sta bene (A. Camus, Opere, p. 1131)

TRIBUNUS

Duemila anni di Storia Romana

Alessandro Giunchi

osirisicaosirosica e colori

Dreams of Dark Angels

The blog of fantasy writer Storm Constantine