Su AxisMundi un lungo post per indagare il pensiero dell’imperatore Giuliano, l’ultimo baluardo del tardo paganesimo che si frappose al dilagante cristianesimo, anche filosoficametne. Ecco un estratto:
Alla pari del Macedone, dichiaratosi figlio di Ammone, Giuliano si dichiarò ufficialmente figlio di Helios, nonché secondo Eracle-Mithra «destinato dagli dèi a restaurare l’ordine religioso e politico, nel mondo romano». In questo senso l’Imperatore diventa una sorta di salvatore del mondo abitato e la sua missione contro la Persia, lungi dall’essere un’operazione volta al mero profitto commerciale, «appare assimilata, attraverso la figura di Giuliano stesso, alla missione di purificare tutta la terra e il mare che Dio affidò a Eracle e Dioniso». L’avanzata verso Oriente di Giuliano, restauratore del monoteismo solare, è dunque da interpretare come un’avanzata incontro al Sole. Così come per Alessandro, questa avanzata deve necessariamente compiersi lungo le direttrici dell’ampiezza e dell’esaltazione.
Il rigetto del cristianesimo da parte di Giuliano si caratterizza in primo luogo come rifiuto dell’idea del Paradiso perduto che colloca il Soggetto non nel Centro, nel Polo celeste, ma al di fuori di esso. Tale Soggetto, concepito come Soggetto-esule, soffre della colpa del peccato originale. L’idea imperiale e politica di Giuliano afferma invece il carattere divino del Soggetto che ha sede nel Centro del cosmo. Questo Soggetto è assolutamente inseparabile da Dio (esaltazione) ed attraverso l’estensione orizzontale del suo potere (ampiezza) purifica lo spazio trasformandolo nuovamente in Paradiso. Al contrario, il Dio giudaico e cristiano, secondo le parole dello stesso Giuliano, sarebbe maligno, geloso e invidioso (cosa inconcepibile per una divinità) del fatto che l’uomo, «partecipando della vita, divenga immortale». E per evitare ciò ne impedisce la conoscenza del bene e del male.
Alessandro si inoltrò nella Terra delle Tenebre alla ricerca della Fonte di Vita che lo avrebbe reso immortale. Tuttavia, la sua missione non ebbe successo e solo il suo compagno Andreas (al-Khidr nella versione islamica della leggenda) riuscì a bere dalla Fonte raggiungendo l’immortalità. Questa “Fonte” non può che trovarsi nel Polo paradisiaco (il Paradiso Terrestre) che rappresenta il centro stesso del mondo. «Questo Polo è ancora effettivamente una parte del cosmo, ma la cui posizione è comunque virtualmente sopra-cosmica: così si spiega il fatto che di qui si possa raggiungere il frutto dell’Albero della Vita, il che equivale a dire che l’Essere pervenuto al centro del nostro mondo ha già conquistato l’immortalità». Ed è questo il Polo verso il quale tendeva Giuliano per ricongiungere l’uomo alla sua essenza spirituale primordiale perduta a causa dell’allontanamento dal Centro del bene.
So che Flavio Claudio Giuliano chiamava Cristo “il cadavere appeso”. Fonte Cioran. Un caro saluto, Zoon.
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Come dargli torto? Un saluto a te, carissimo 🙂 grazie dell’intervento
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