Su AxisMundi un contributo sulla letteratura di H.P. Lovecraft, in particolare si analizza il racconto From beyond sulla ghiandola pineale e sui portali psichici che essa svela.
«Che cosa sappiamo del mondo e dell’universo che ci circonda? I nostri canali sensoriali sono pochissimi e degli oggetti che ci stanno intorno abbiamo una percezione quanto mai ristretta. Vediamo le cose come ci è permesso di vederle e non possiamo farci nessuna idea della loro realtà assoluta. Con cinque debolissimi sensi pretendiamo di capire un cosmo infinito ed estremamente complesso; eppure, esseri dotati di sensi più forti, più profondi o in grado di operare su un’altra banda non solo vedrebbero le cose in modo diverso da noi, ma sarebbero in grado di percepire e di studiare mondi di vita, di energia e materia che sono a portata di mano e che le nostre facoltà non ci permettono di scoprire.»
«Forme indescrivibili, vive o no, parevano mescolate in un disordine disgustoso e intorno agli oggetti familiari c’erano mondi interi di entità ignote sconosciute.»
Le considerazioni successive sono stupefacenti, lo sconcerto derivato dal disvelamento delle sacche quantiche di realtà frattalizzate che il Solitario vaticina sono capisaldi ancora attuali, anzi punti di partenza per l’infinito che cortocircuita passato, futuro e presente in una melma dimensionale asfissiante, nulla, che evidenzia lo stato energetico in cui siamo immersi e che gli sciamani indagavano già dalla Preistoria.
Come già abbiamo avuto modo di trattare in altra sede, su alcuni argomenti Lovecraft anticipava i tempi (come, per esempio, sull’uovo di dinosauro: l’idea di scrivere una storia su questo tema gli venne mentre era in corso la spedizione che avrebbe scoperto le prime uova fossili, fino a quel momento sconosciute). Lo stesso, a nostro avviso, possiamo dire in merito alla ghiandola pineale. Nel 1931 verrà sintetizzata per la prima volta una molecola nota come dimetiltriptamina (DMT), sostanza psicoattiva ad alto potere allucinogeno, che è ricavabile da erbe o piante e viene prodotta anche dall’organismo umano, nelle ore di sonno, proprio dalla ghiandola pineale. Ma definire questa sostanza semplicemente un allucinogeno potrebbe essere riduttivo, dato che venne utilizzata in contesti rituali, per i cosiddetti viaggi sciamanici, come chiave d’accesso ad altri mondi, uno strumento utile non per una fuga dalla realtà ma per una sua visione più completa, al di là dei limiti del comune sensorio umano.
Proprio come la macchina lovecraftiana, che ha come scopo – si noti – non l’azione sull’ambiente al fine di rendere percepibili ai sensi ordinari realtà invisibili, nella maniera più oggettiva, ma la mutazione dell’apparato percettivo per andare oltre i propri sensi e raggiungere una visione della realtà che sia il più “totale” possibile. Non ci troviamo più di fronte, quindi, a scienziati obiettivi che guardano al microscopio, ma a sperimentatori che mutano se stessi, aprendo le “porte della percezione” verso un ignoto che non è illusione ma disvelamento di realtà celate. È una concezione avanzata, che distacca Lovecraft dalla sua epoca, portandolo ancora una volta all’avanguardia, anticipatore di discorsi che troveranno la loro attualità solo molto tempo dopo. E questo non solo nel “bene”, ma anche nel “male”. Se è certo, infatti, che le manipolazioni del sensorio non producono semplici allucinazioni ma forniscono anche le chiavi d’accesso a dimensioni differenti, non riservate esclusivamente all’uomo, sarà ancor più vero – e qui il racconto lovecraftiano è molto chiaro – che questi nuovi mondi non sempre sono benefici, l’espansione della coscienza avvenendo anche verso regioni inadatte alla costituzione mentale umana (così come, del resto, il contatto con gli abitatori delle medesime). Le incognite sono notevoli e gli incontri favorevoli all’uomo per nulla scontati.
Sennonché, mentre gli sciamani sapevano bene come agire, gli uomini della modernità, ancora una volta, con il loro atteggiamento “sperimentale” e scientista, ieri come oggi, corrono rischi che difficilmente sono in grado di comprendere. L’universo, come ci fa giustamente notare Lovecraft, non è un habitat del tutto amichevole nel quale sia possibile compiere escursioni a proprio piacimento. La brutta fine fatta da alcuni “profeti” dell’esplorazione di questi nuovi mondi (tra cui proprio Terence McKenna, grande sostenitore del DMT) è solo un ulteriore riscontro di quanto detto finora. Tutto l’ottimismo della cosiddetta “cultura psichedelica” è già di fatto smontato in questo breve racconto del 1920, il quale, se opportunamente considerato, avrebbe sicuramente contribuito a evitare illusioni e confusioni del tutto deleterie.
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