Ci sono interrogativi così complessi che necessitano della letteratura, oltre che delle scienze storiche e sociali, per esser affrontati con successo. Una questione oggi ineludibile è come sia stato possibile che la speranza di un mondo migliore tramontasse, in Italia e in generale in Europa, nell’oscuro presente della precarietà e della crisi, dove il disagio e la sofferenza non sembrano più trovare prospettive diverse dalla guerra tra poveri.
Chi ha del ferro ha del pane (Mondadori Strade Blu, pp. 550, € 18,00) è il secondo, autonomo volume del Sole dell’Avvenire, il ciclo di romanzi che Valerio Evangelisti sta dedicando allo sviluppo del movimento operaio in Emilia Romagna. Il libro è una ricostruzione storica attenta ai minimi dettagli, perfino topografici (le vie, le piazze) e merceologici (il liquore Strega, la vettura Fiat 24-32 HP, gli aratri Acme) e offre, accanto al fondamentale piacere della narrazione, un sottotesto ben congegnato di spunti teorici. Nel seguire le vicende di alcune famiglie emiliano-romagnole dal 1900 al 1920 riviviamo gli scioperi generali d’inizio secolo, la Settimana rossa del 1914, la carneficina della Prima guerra mondiale, il biennio insurrezionale del 1919-20 e gli albori dello squadrismo fascista.
Pur in un’ambientazione rigorosamente storica, i riferimenti al presente sono molti: la disoccupazione, il lavoro precario, le alluvioni (il fiume Idice che straripa il 29 marzo 1902), le delocalizzazioni produttive, lo sventagliamento contrattuale per indebolire la conflittualità del lavoro dipendente, la colonizzazione del partito socialista da parte di un ceto politico di avvocati, giornalisti, letterati e politicanti di mestiere che hanno interessi diversi da chi dovrebbe rappresentare. Troviamo perfino il finto lavoro autonomo dei mezzadri e dei terzadri indotto per rompere le dinamiche di solidarietà e far sentir piccoli proprietari quelli che in realtà sono meri salariati.
Questo il contesto narrativo e sociale alla base del nuovo libro di Valerio Evangelisti, Il sole dell’avvenire, chi ha del ferro ha del pane. Il romanzo viene recensito da Micromega, e l’attualità di certe forme di consapevolezza sociale è confermata tutti i giorni dall’attuale scenario storico, in cui gli assalti ai diritti elementari di ogni persona e lavoratore sono chiari, esemplari, preoccupanti.
Quamdo gli uomini si dimenticano di essere tali questo accade,l’illusione di una vita apparentemente eterna coglie il pensiero egoistico “cogli l’attimo”L’uomo imperfetto, tale la reso la natura e contro natura L’uomo perde sempre.
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