Su AxisMundi un post molto particolareggiato sul legame tra sciamanesimo e stregoneria, del Piemonte peculiarmente, dove la masche – streghe – operavano.
Esistono al mondo ben poche aree geografiche interessate dal “fenomeno” della Stregoneria quanto l’Italia: dai processi inquisitori nel Settentrione, dalla Liguria al Trentino, ai culti estatico-agrari del Friuli analizzati da Carlo Ginzburg, dalle Janare del Meridione alle omonime Janas sarde, dalla Stregheria toscana studiata da Charles Godfrey Leland in Aradia, il Vangelo delle Streghe (1899) alle più antiche tradizioni in merito alle Sibille appenniniche e cumane, la penisola italica sembra aver conosciuto una diffusione a macchia d’olio delle pratiche cultuali in esame, diffusione che nemmeno l’avvento del cristianesimo ha saputo attenuare, se non dopo molti secoli e al prezzo di molteplici vite umane.
Persino i più antichi numi delle popolazioni italiche, d’altronde, erano detti essere divinità “selvagge”, proprie di un mondo pastorale e non ancora stanziale, come i latini Silvano e Fauno e l’etrusca Feronia: tradizione che ci fa pensare a un’epoca arcaica, probabilmente il Neolitico, in cui doveva essere diffuso nell’intera penisola un sistema cultuale di tipo sciamanico, che noi abbiamo già in altra sede proposto essere il substrato reale del revival (sempre se di revival poi devesi parlare, e non piuttosto di un fenomeno continuativo) del “fenomeno stregonesco”.
In questa sede vogliamo limitarci ad analizzare la tradizione piemontese, nel cui ambito culturale le adepte al culto stregonesco vengono denominate con l’appellativo di “masche”, termine derivante dal longobardo che compare per la prima volta in un testo scritto nell’Editto di Rotari (643 d.C.) col significato di “strega”: «Si quis eam strigam, quod est Masca, clamaverit». Ma il suo significato va ben oltre, come vedremo, alla semplice accezione utilizzata nell’Editto, assumendo all’occorrenza anche il significato di “spirito di un morto” e “demone maligno”.
Tuttavia, sebbene le testimonianze dell’era cristiana insistano particolarmente nel mettere in risalto i lati “sinistri” e “demoniaci” delle masche, nondimeno la tradizione popolare non le reputa del tutto malvagie: così come potevano maledire e avvelenare le loro vittime, esse erano anche in grado di guarirle, sia grazie alla conoscenza della scienza erboristica sia mediante pratiche “magiche”, o noi diremo piuttosto “para-sciamaniche”; così come scatenavano tempeste e guastavano i raccolti potevano anche allontanarle e favorire la fertilità dei terreni e l’abbondanza dei raccolti con operazioni rituali.
L’ha ribloggato su l'eta' della innocenza.
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