Dove sta la realtà aumentata dell’architettura, da dove nasce?
Questa è la domanda da cui parte Emmanuele “Peja” Pilia nel suo blog. Il suo punto di vista è tutt’altro che banale perché studia le interazioni tra l’architettura e le nuove tecnologie, lo sviluppo delle esigenze abitative dell’uomo (e del postuomo) nella nostra società presente e del basso futuro dove, non da ultime, le stupefacenti possibilità della realtà aumentata rivestono di nuovi significati anche il più semplice dei particolari. Il target è un convegno a cui lo stesso Pilia parteciperà in virtualità, nei prossimi giorni.
Un estratto:
In un contesto di grande interesse nei confronti dell’influenza delle tecnologie informatiche verso l’architettura, porsi le domande più banali forse può aiutare a rinsavire temporaneamente dall’ubriacatura crossmediatica. Il tentativo di comprendere in maniera disinibita i processi che hanno segnato il legame tra informatica, nuove media, virtualità ed architettura potrebbe essere una strategia, forse la più incisiva, per tentare di far tornare il dibattito sul tema verso una posizione liberata da luoghi comuni accomunati nel post 11/09.
Quindi grande merito si deve a Diego Terna per la sua idea di organizzare una conferenza sul tema con il fine di raccogliere posizioni ed idee, partendo da cinque domande di una semplicità sconvolgende:
1) Cos’è successo all’architettura durante la rivoluzione digitale?
2) La virtualità influenza solo i media di produzione grafica o cambia la natura dello spazio architettonico?
3) La riflessione critica sull’architettura sta sfruttando (e in che modo) l’approccio multimediale introdotto con l’avvento del web?
4) Navigare su web implica uno spazio fisico?
5) La casa è un’app per abitare?
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Grazie mille Sandro!!! Che bella sorpresa! 😀
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