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NeXT Hyper ObscureArchivio per marzo 23, 2017
Solaris, il primo (e non è quello che pensate) | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com la segnalazione di un primo Solaris in video, antecedente a quello di Tarkovskij. Per chi come me ha amato la versione del regista russo, è incredibile venire a sapere di un altro allestimento, quasi teatrale, uscito per la TV russa nel 1968. Ecco i dettagli:
Quello che possiamo dire subito è che la versione di Niremburg–Ishimbayeva è quasi del tutto fedelissima al libro originale, non offre varianti autoriali alla materia trattata né rilevanti cambiamenti di trama. È Solaris esattamente come concepito da Lem, che invece si mostrò poco convinto, quando non addirittura polemico, sia della versione successiva di Tarkovskij sia di quella di Soderbergh.
Riassumiamo a grandi linee la storia, per i pochi che ancora non la conoscessero. In un prossimo futuro, lo psicologo Kris Kelvin (Vasily Lanovoy) viene inviato sulla stazione orbitante attorno al pianeta Solaris, un mondo ricoperto da una sorta di oceano plasmatico che si suppone essere un gigantesco organismo vivente e senziente. Qui, l’uomo trova i due membri dell’equipaggio (un terzo, amico di Kelvin, già defunto per suicidio) allo sbando totale, completamente straniati, un ambiente lasciato al disordine e all’incuria, in un’atmosfera di tensione e cupo mistero. Il cibernetico Snaut (Vladimir Etush), in preda all’alcolismo, cerca confusamente di mettere sull’avviso Kelvin a riguardo di “qualcuno che potrebbe incontrare sulla stazione”, senza riuscire a essere più chiaro, mentre lo scienziato Sartorius (Viktor Zozulin), barricato nel suo laboratorio, sembra nascondere dei misteriosi “ospiti”. Lo stesso Kelvin avverte delle presenze aliene aggirarsi per tenebrosi corridoi della stazione, senza poter darsene spiegazione.
FIRENZE DOVE SEI? | La poesia e lo spirito
Un bel post – già comparso qualche anno fa – di Giovanni “Kosmos” Agnoloni, su LaPoesiaELoSpirito, che parla di Firenze, patria di Giovanni. Un estratto:
Ho esitato a lungo a fare questa passeggiata per Firenze. Forse perché ho dei problemi con la nostalgia. Perché Firenze è una stratificazione di epoche compresse e scomparse, e dietro alle sue facciate nasconde infiniti distacchi e passaggi di tristezze.
Ma oggi è il momento.
In una sera di primo autunno, parto dalla periferia a cui sono sempre appartenuto per salutare per l’ultima volta una città che non esiste più.
C’è un tramonto che sembra un tuorlo d’uovo stropicciato su una tovaglia. Intorno, blu profondo. Cammino lento lungo strade che sanno di polvere. Lontano, una moto gratta l’asfalto come unghie su una lavagna nera. Sembra il lamento di un gatto agonizzante, e si allarga nello spazio, immagine in espansione che contiene luoghi dove sono stato e altri dove ancora devo andare. Passa un camion, con il suo barrito industriale.
Firenze indugia, sospesa tra quel che era e uno spettro di futuro.