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Archivio per novembre 18, 2019

Esce per la collana eAvatar Lo sfasciacarrozze, di Alessandro Pedretta | KippleBlog


[Letto su KippleBlog]

Kipple Officina Libraria presenta Lo sfasciacarroze, romanzo di Alessandro Pedretta disponibile su www.kipple.it e nelle principali librerie online in formato digitale.

Nel fascino macabro della decadenza industriale di uno sfasciacarrozze, Alessandro Pedretta ambienta una storia surreale, ricca di minimalismi incastonati nell’illustrare un piccolo delirio da cui sembra impossibile uscire. Cosa sono, cosa fanno i personaggi che si muovono in quell’ambiente degradato alla periferia di una città che potrebbe essere la nostra? La risposta quale sorpresa ci porterà?

Sinossi

A cavallo tra il cyberpunk e le suggestioni delle realtà adiacenti, tra il weird e la fantascienza più concreta, il romanzo di Alessandro Pedretta si articola su pochi scenari degradati, come se la periferia contenesse l’intero mondo conosciuto; non conforta i ricordi e le percezioni di una normalità che sembra raggiungibile, posta appena dietro l’angolo…
Lo sfasciacarrozze vi accompagnerà pagina dopo pagina in un delirio senza nome, dove l’evoluzione del narrato porta piccole incertezze in aggiunta alle altre, fino a raggiungere una massa critica: come potrà, il protagonista, sfuggire all’assurdo momento senza fine in cui sente di essere prigioniero?

Estratto

Si dice che tutto abbia un tempo prestabilito. Si dice che tutto in qualche modo nasca e poi muoia. È inevitabile. È il percorso degli uomini, delle storie, delle cose.
Un’ape vive al massimo due mesi, un daino dieci anni, un cellulare di ultima generazione tre anni, un cavallo venticinque, una lavatrice fino a dieci, uno spazzolino da denti tre mesi, un uomo ottant’anni, una farfalla quindici giorni; la rabbia può durare più di una vita, come l’amore, come la gastrite, come il vento sulle scogliere del Galles.
I muri si sgretolano e creano nuove prospettive di osservazione, nuovi manufatti artistici, nuove visioni moderne corroborate dal disfacimento.
Ogni cosa, uomo, animale, ha una durata d’esistenza o presunta tale, correlata a diversi fattori.
Questo si dice, della vita. In verità, dopo la presunta esistenza primaria ne subentra una seconda, e poi una terza, e via così, fino a una moltitudine di vite che s’incastrano con altre, creando felici ibridazioni, muscolose fecondazioni con diversi organismi, materiali, sistemi di respirazione, di essere, d’interagire. Poi ci sono frantumazioni, sgretolamenti, esistenze gassose, vite che gradualmente divengono sempre più minute e intangibili fino a tramutarsi in fantasmatiche composizioni di quasi-nulla.
Il 12 ottobre la mia Volvo famigliare si ferma improvvisamente nel bel mezzo di una rotonda. I fanali balbettano una danza ipnotica di luce allo xeno. Dai bordi di lamiera del cofano ingobbito fuoriescono delle lingue di fumo opaco, come macchie quasi indistinguibili dalla foschia della sera buia. Più in là, oltre la rotonda, lungo la strada a due corsie che s’immette tra i campi desolati dell’hinterland, scorgo lampeggiare un semaforo. Ai bordi della strada c’è un capannone grigio il cui tetto di lamiera sembra sibilare nell’aria. Più in là ci sono un altro capannone, una piccola fabbrica, una macchia di rovi che s’infila in un’area di sosta, i rampicanti che s’intrufolano oltre il guardrail da cui sbocciano delle lattine stritolate, alcuni preservativi, giornali spiegazzati. Una bambola di pezza unta d’olio e appiccicata da foglie umide mi guarda con i suoi occhi opalini. La sua vita ora è al bordo di una strada, in questa composizione postmoderna d’immondizia con glabra natura suburbana e le luci di scena dei fari; vedo anche i pali catarifrangenti e una puttana giocattolo, senza richiesta, senza clienti. Da aggeggio per il gioco ha preso vita nuova: decorazione del progresso, accessorio di una scenografia di apocalisse autostradale. La sua seconda esistenza, o terza, o quarta, avviene prima di polverizzarsi e assumere connotati sempre più caotici, imprevedibili, indecifrabili. Ogni cosa è innesto e innestabile, germoglia arte e patologie, e anche nuove guarniture delle strade, nuove trame di pensiero.
Mi divincolo dalla cintura di sicurezza che, come una serpe elastica, si ritira rigida nella sua posizione sul fianco della portiera. Esco dall’autovettura e mi rovisto nella tasca della giacca alla ricerca del pacchetto di sigarette. Le dita colgono l’ultima paglia, me la stringo con forza tra le labbra e con un moto di stizza torco il pacchetto e lo getto in strada. Quella scatolina incartapecorita rimbalza sorda sull’asfalto e assume una connotazione azzurrognola alla luce dei lampioni curvi. Un silenzio desertico mi solletica le viscere. Accendo la sigaretta ed esalo una sbuffata che subito si disintegra nell’aria rarefatta. Portandomi al cofano non posso far altro che assicurarmi che quel motore non potrà più funzionare. Ci appoggio una mano sopra e un brivido di caldo mi parte dai polpastrelli e sale sul polso, fino all’avambraccio. Il dio delle auto non mi ha elargito…

La quarta

Al concetto di postumano è associato un senso di concreto, di ipertecnologico; e se invece fosse il fiorire di deliri, visioni e mancanza di punti di riferimento spaziotemporali?
L’alieno che sbuca da una dimensione inaspettata porta all’estremo il paradosso di una società che plasma la materia e la rende vivente: trova le differenze col nostro attuale mondo…

L’autore

Alessandro Pedretta nasce nel 1975 e cresce nella periferia milanese. Operaio, poeta e narratore. Si alimenta fin da giovanissimo di filosofie controculturali, di letteratura underground, di autori della beat generation e del cyberpunk, dei grandi scrittori russi, inframezzando la poesia di Ungaretti, Rimbaud, Campana ai cut-up di William Burroughs, l’immaginario di Ballard e la disintegrazione sintattica di Céline.
Tra le sue ultime pubblicazioni: il romanzo Golgota souvenir – apostrofi dal caos (Golena Edizioni, 2014), la silloge poetica Dio del cemento (Edizioni Leucotea, 2016), il romanzo breve illustrato È solo controllo (Augh! Edizioni, 2017).
Nell’ottobre del 2018 fonda con altri soggetti poco raccomandabili la rivista web di cultura estrema “La nuova carne” e viene pubblicato il libro Carnaio – antologia di narrativa novocarnista, un’antologia con il meglio della rivista.

La collana

Avatar è la collana di Kipple Officina Libraria dedicata ai romanzi e grandi capolavori prettamente italiani del Fantastico e della SF, opere contraddistinte dalla cura meticolosa dei testi e dalle ampie visioni autoriali. Il logo della collana sintetizza perfettamente il circolo del tempo, delle conoscenze, degli eventi nascosti; l’iperbole del Fantastico per spiccare il volo nella fantasia più sfrenata e meravigliosa.

Alessandro Pedretta | Lo sfasciacarrozze
Copertina di 3quarks

Kipple Officina Libraria
Collana Avatar — Formato ePub e Mobi — Pag. 148 – € 3.95 — ISBN 978-88-32179-17-0

Link

Cronache dalla Miskatonic University – Eredità di carne | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine la segnalazione dell’antologia di Luigi Musolino, Eredità di carne. Ecco i dettagli della nuova fatica di questo meraviglioso autore:

Michele Ciot è un quarantenne alla deriva. Un’infanzia segnata profondamente dal suicidio del padre; ha da poco perso il lavoro, ha seri problemi economici e di salute (una brutta bronchite cronica, “regalo” della vecchia occupazione alle cave) ed è stato anche lasciato dalla fidanzata Elisa, che non ne poteva più della sua apatia, delle continue crisi depressive e dell’alcolismo.
Vive così tra le montagne della Val Chisone, tirando a campare in uno stato di perenne disagio, sperando che si presenti prima o poi qualcosa che gli dia ancora un motivo per andare avanti.
E, come accade alle volte alle persone disperate, l’occasione buona si presenta veramente. L’opportunità arriva col ritorno sulla scena di un vecchio amico di Michele, Oliviero, suo ex socio in un’impresa di “svuotacantine” presto naufragata a causa proprio di quest’ultimo, soggetto piuttosto inaffidabile e col brutto vizio della cocaina.
Così, forse per farsi perdonare, forse – più probabilmente – perché in realtà per portare a termine il suo piano ha bisogno del furgone di Michele, Oliviero decide di coinvolgere il vecchio compare in un progetto che sembra avere tutte le caratteristiche del “colpo perfetto”.

Si tratta, in breve, di recarsi al vecchio e ormai abbandonato ex sanatorio Pracatinat, una struttura isolata a quasi 2000 metri, per ripulire la collezione di mobili d’antiquariato di un ricco collezionista, rimasta lì dopo una mostra estiva. Sembrerebbe tutto facile, il Pracatinat è incustodito durante l’inverno e quel lavoro si può fare in una sola notte, dopodiché la vita di Michele potrebbe davvero cambiare grazie a quel mobilio che, grazie ai contatti di… con un collezionista francese si può già considerare venduto, e a un ottimo prezzo per giunta.
Solo che bisogna fare presto; siamo ormai a novembre e con le prime nevicate la zona rischia di essere tagliata fuori da tutto. E poi c’è qualcos’altro che a Michele non va proprio giù. Le storie di paese che girano intorno a quel posto, l’ex sanatorio. Un luogo che si dice infestato da una presenza terribile, lo spirito di una donna vittima di un destino agghiacciante. Tilda Clapiè, così si chiamava, era la classica persona “strana” e bersaglio delle chiacchiere dei paesani, venne accusata ingiustamente, strappata ai figli (che andranno incontro a una fine raccapricciante) e condotta al Pracatinat dove venne orribilmente stuprata e torturata da una guarnigione di soldati tedeschi che in tempo di guerra erano dislocati in quella lugubre struttura tra le Alpi. E c’è chi giura che il fantasma della donna, crudele e vendicativo, si aggiri ancora nei sotterranei e nei boschi vicino all’edificio, vittima di un appetito insaziabile che le è valso il soprannome di Famenera.

Stupidaggini, roba da raccontarsi tra amici in locanda, magari dopo un bel po’ di bicchieri… se non fosse che Michele in quel sanatorio c’è già stato molti anni prima, e aveva visto qualcosa di davvero terribile. O forse era stata solo la suggestione?
Fatto sta che i due partono e, mentre la neve inizia già a cadere nella notte, lassù vivranno una serie di eventi a dir poco sfortunati e che li farà precipitare in un vero e proprio incubo in piena regola.

SpectreVision vuole realizzare il suo Lovecraft Universe | HorrorMagazine


Di pochi giorni fa la notizia di Richard Stanley vincitore dell’H.P. Lovecraft Film Festival, e ora su HorrorMagazine la segnalazione della volontà di creare un universo visivo del mondo di Lovecraft, sempre con l’aiuto di Stanley. I dettagli:

Si è nelle prime fasi di sviluppo dell’adattamento di L’orrore di Dunwich. Se la risposta del pubblico sarà positiva, SpectreVision partirà con la produzione anche di un terzo adattamento degli scritti di Lovecraft.

Richard Stanley aveva già tempo fa espresso il desiderio di lavorare alla trasposizione di L’orrore di Dunwich. Secondo la personale visione del regista, L’orrore di Dunwich dovrebbe essere qualcosa di paragonabile all’incontro di Il grande dio Pan di Arthur Machen con la famiglia di assassini di di Non aprite quella porta.

Ci si è affidati a Richard Stanley per la realizzazione di Il colore venuto dallo spazio perché il suo adattamento ha saputo rimanere fedele al materiale originale.

Futuro criminale, quando il delitto è fantascienza | Fantascienza.com


Su Fantascienza.com la segnalazione di una nuova antologia curata da Gian Filippo Pizzo: Futuro criminale.

“A. si voltò di scatto, tendendo l’orecchio. Il rumore si ripeté.” Una storia che contenga una frase come questa, teoricamente può essere dì qualsiasi genere; ma in pratica si può scommettere che sarà o poliziesca, o di fantascienza. E già questo dimostra l’affinità tra i due generi di narrativa.

Con questa citazione tratta dalla prefazione di Carlo Fruttero e Franco Lucentini a Universo a sette incognite (Mondadori, 1963) si apriva l’introduzione di Gian Filippo Pizzo a Delitti dal futuro, una raccolta di fantagialli che aveva curato per Istos nel 2016 e da noi già recensita.

Seguendo e anzi ampliando il concetto di affinità evidenziato dai due noti curatori di Urania, Pizzo aveva proposto dei racconti che avessero contemporaneamente le caratteristiche del poliziesco e della SF, che rispettassero l’essenza stessa dei due generi. Non quindi semplicemente delle storie di fantascienza che celavano un qualche mistero né dei gialli truccati da science fiction mediante una semplice ambientazione nel futuro, ma dei racconti che seguissero gli stilemi della classica detection – delitto, occasione, movente, alibi, indagine – e fossero al contempo veramente fantascientifici. Operazione ovviamente molto difficile, tanto è vero che opere di questo tipo sono assai rare e solo pochi scrittori, anzi forse il solo Isaac Asimov, possono vantarsi di avere raggiunto questo equilibrio. Ma operazione che può dirsi riuscita, tanto che Pizzo ha pensato di riprovarci e propone adesso questa Futuro criminale che è stata costruita con le stesse caratteristiche e la cui introduzione è un vero e proprio saggio storico sull’argomento.

Da questa introduzione riportiamo un passaggio che esprime bene il concetto alla base della raccolta:

Quando si parla di giallo o di poliziesco si possono intendere storie affatto diverse l’una dall’altra. I cultori di questo genere amano suddividerlo in varie categorie: ci sono i racconti di semplice ambientazione poliziesca e c’è il giallo classico, quello nel quale il lettore “partecipa” con i personaggi alla scoperta del colpevole; c’è il giallo all’americana degli investigatori ubriaconi, nel quale non conta l’enigma ma la rappresentazione di un ambiente e la psicologia dei personaggi. C’è il “nero” in cui il protagonista è il delinquente e non il detective, ci sono le storie al confine con l’orrorifico o con lo spionaggio, c’è il thrilling e c’è il suspense. C’è il cosiddetto giallo d’indagine, in cui il poliziotto di turno va continuamente alla ricerca di indizi e testimonianze, fino a risolvere il caso, e quello di ambientazione forense, che si svolge praticamente in tribunale (Perry Mason). Tutte queste categorie hanno le loro versioni fantascientifiche. Speriamo tuttavia che i lettori siano d’accordo con noi nel ritenere per “gialle” per eccellenza quelle storie nelle quali c’è un mistero, sovente un delitto, da risolvere, e il lettore procede di pari passo con l’investigatore nell’acquisire elementi che portino alla soluzione, tentando di scoprire il colpevole prima dell’ultima pagina. Scrivere gialli fantascientifici in senso così stretto è molto difficile, perché gli elementi inconsueti — robot e macchinari superscientifici, alieni, poteri paranormali, viaggi nel tempo e simili, insomma tutti gli aspetti sociali e tecnologici del presunto futuro — portano disomogeneità e spesso lo stesso autore non riesce a padroneggiarli, finendo per tradire l’esigenza di unità di trama e di consequenzialità logica tipica della detective story. Ciò nonostante c’è un discreto numero di opere che sono connubi se non proprio perfetti almeno ben riusciti tra i due generi.

Pizzo ha raccolto intorno a sé un nutrito gruppo di eccellenti autori, ne enuncio qualcuno: Donato Altomare, Mauro Antonio Miglieruolo, Antonino Fazio, Giovanni Agnoloni, Giulia Abbate, Alessandra Cristallini (in collaborazione con Andrea Pomes), Monica Serra.

Weird Book presenta “Cuori di tenebra” | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine la segnalazione di un’antologia dedicata alle streghe, Cuori di tenebra, curata da Nicola Lombardi, al cui interno troviamo racconti firmati da eccellenti autori, come Danilo Arona, Maico Morellini, Maurizio Cometto, Catia Pieragostini, Luigi Musolino e Claudio Vergnani. La quarta:

Streghe… la sola parola è già un incantesimo, un sortilegio oscuro che intriga, che fa rabbrividire. Il concetto di “strega” appartiene a ciascuno di noi, ci segue fin dall’infanzia e ci accompagna, ben sedimentato fra gli strati più profondi della nostra mente. È un’idea che atterrisce, ma della quale, in fondo, abbiamo bisogno.

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