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NeXT Hyper ObscureArchivio per ottobre 8, 2020
Capitalismo, guerre ed epidemie – Carmilla on line
8 ottobre 2020 alle 21:31 · Archiviato in Cognizioni, Sociale, Storia and tagged: CarmillaOnLine, Covid-19, Infection, Interrogazioni sul reale, Liberismo, Sandro Moiso
Su CarmillaOnLine un articolo di Sandro Moiso che fa il punto su cosa sta succedendo nelle province capitaliste mondiali – ovvero praticamente tutto il pianeta – in questo periodo pandemico, mettendo a confronto i fatti con ciò che successe un secolo fa, con la Spagnola.
Va sottolineato come sia sviluppato un’efficace excursus tra le epidemie che hanno segnato la Storia dall’Antichità fino al mondo attuale, in cui l’attenzione dell’autore si sofferma maggiormente sulla Peste nera della metà del XIV secolo e successivamente sulle nuove pandemie che approfittano di un sistema sanitario capitalista alla deriva (come titola lo stesso autore una delle parti del testo).
Se la prima rivela la stretta interconnessione tra sviluppo dell’economia mercantile, spostamento delle merci e rapido diffondersi della peste, le altre e più recenti vengono fatte derivare da un sistema di sfruttamento globale sempre più simile ad una vera e propria guerra condotta nei confronti della Natura. Un sistema basato sulla guerra continua che promuove, direttamente e indirettamente, lo sviluppo e la diffusione delle epidemie. Come viene dimostrato in una delle schede inserite nel saggio dai curatori a proposito della cosiddetta influenza “Spagnola”, che si diffuse su scala planetaria proprio a partire da un campo di addestramento militare molto affollato, per l’urgenza della preparazione militare per l’intervento statunitense nel conflitto europeo, che si trovava nella contea di Haskell in Kansas.Lo scopritore del virus dell’influenza poi ribattezzata “Spagnola” era un medico del Kansas, che si chiamava Loring Miner. Per primo aveva notato questa influenza con strani sintomi e aveva anche avvisato le Autorità, ma in quel momento l’Amministrazione Wilson aveva altre priorità, la guerra appunto, e nessuno badava a quella che sembrava una modesta epidemia locale. I soldati quartierati nel campo di addestramento di Funston, tuttavia, cominciarono immediatamente a infettarsi, ma i sintomi non erano ancora sufficientemente gravi per capire l’entità dell’epidemia e quindi [questi soldati] vennero spediti in Europa.
L’arrivo di truppe americane in Europa permise al virus immediatamente di diffondersi; per esempio, due terzi dei soldati americani diretti in Francia – stiamo sempre parlando dell’ultimo anno di guerra, il 1918 – arrivavano a Brest, e [in questo porto] ci furono subito vari casi di influenza. Con la sua diffusione – ricordiamoci che il virus, man mano che si diffonde muta e diventa più virulento – tra i due milioni di soldati americani all’epoca al fronte, immediatamente anche le altre truppe alleate, quelle francesi e quelle inglesi, vennero contagiate. Il meccanismo [del contagio] proseguì durante l’estate e poi scoppiò drammaticamente nel l’autunno 1918.
In quell’autunno cominciarono i casi più gravi e si svilupparono principalmente negli Stati Uniti, a partire dalle basi dell’esercito e a partire dai porti dove transitavano le truppe per andare in Europa o per tornare dall’Europa, quindi Boston, Philadelphia, New Orleans. Le stesse navi che andavano o venivano dall’Europa registravano decine, a volte centinaia, di casi durante la traversata. A quel punto le autorità sanitarie militari compresero la gravità del problema e cercarono di isolare i soldati contagiati, ma ormai era troppo tardi. […]
Nell’arco di poche settimane l’epidemia si scatenò in tutta la sua virulenza in Europa e negli Stati Uniti. Gli ospedali, semplicemente, collassarono, i feriti o i contagiati morivano rapidamente di questa polmonite apparentemente inarrestabile e non sappiamo esattamente quanti furono i casi poi registrati, per esempio in Asia, su cui non ci sono statistiche sanitarie attendibili.
Con ogni probabilità si trattava di un tipo di influenza aviaria, partita nel rurale Kansas e poi mutata una volta raggiunte le truppe da una parte e le città dall’altra. Anche nel 1918 il mondo era globalizzato, legato fortemente da trasporti navali oltre che dall’incredibile concentrazione di persone e animali nei teatri delle operazioni belliche. Nelle trincee l’epidemia si sviluppò in maniera estremamente rapida, nei quartieri più poveri e sovraffollati, ancora di più3.Il saggio coglie a fondo la necessità e l’inevitabilità del conflitto nella costituzione del modo di produzione attualmente dominante e sviscera letteralmente tutti i collegamenti tra warfare e governance che ne derivano. Non dimenticando di ripercorrere tutte le interconnessioni tra produzione industriale, guerra chimica (compresa quella contro l’ambiente) e guerra tecnologicamente “evoluta” che hanno segnato il destino di milioni di uomini e di donne. Spesso proprio nel cuore dell’Impero.
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