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Archivio per gennaio 6, 2021

Lankenauta Yukio Mishima. Enigma in cinque atti


Su Lankenauta una recensione a Mishima. Enigma in cinque atti, saggio di Danilo Breschi che indaga l’universo dello scrittore giapponese, un testo che credo sia molto importante per chi ama l’autore nipponico.

“Se volete davvero incontrare il diverso, il totalmente Altro in letteratura, non potete non leggere Mishima. Tutto il resto si colloca un gradino sotto, almeno in termini di alterità, di estraneità rispetto ai nostri codici consueti, di sistema e antisistema. Non c’è analoga trasgressione bacchica perpetrata nella forma più apollinea possibile, non si trova una misurata dismisura paragonabile alla sua. Ghiaccio incandescente e fuoco vitreo, un vulcano in piena eruzione che si ritrova inchiavardato in una bomboniera di finissimo cristallo: solo l’ossimoro può alludere all’effetto provocato dalla lettura di una pagina mishimiana”. p.19

Partirei proprio da qui, da queste parole che invitano alla lettura, attraverso le quali il professor Danilo Breschi introduce il poliedrico e geniale artista nipponico Yukio Mishima, per celebrare la sua persona e la sua opera, a 50 anni esatti dalla sua spettacolare ed enigmatica dipartita, consumatasi il 25 novembre del 1970 per mezzo del seppuku, il suicidio rituale del samurai. Molto si è scritto e argomentato sul gesto, in questo mezzo secolo che ci distanzia dal tragico evento; un gesto che ha sovente oscurato la sublime letteratura del grande romanziere giapponese, alla luce del quale si è voluto inquadrare, se non addirittura ingabbiare, sia l’uomo che la sua arte. Un gesto meditato, studiato nei minimi termini e portato a compimento secondo le modalità immaginate. Un gesto di protesta, unico nel suo genere, ed oltremodo eclatante. Un gesto che però non spiega né esaurisce l’uomo e l’artista Mishima. Yukio Mishima. Enigma in cinque atti, è un saggio che ci propone alcune interessantissime chiavi di lettura per provare a venire a capo del mistero Mishima, partendo da due principi d’indagine imprescindibili per chiunque voglia addentrarsi in un territorio tanto vasto, complesso ed eterogeneo: amore e competenza. Amore per il personaggio e per la sua opera, perché senza l’amore, inteso come sentimento che smuove montagne e immagina universi, nessuna fredda competenza, pur la più dotta e puntuale, può catturare davvero la nostra attenzione oltre la soglia di una contingenza che al massimo può diventar stanca nozione. Divulgare invece Mishima come ha fatto il professor Breschi è un voler empatizzare col lettore, tentare l’ardua impresa di prestare i propri occhi, i propri sentimenti e le proprie emozioni a qualcuno che probabilmente non incontreremo mai, ma che in quei momenti di appassionata lettura diviene una sorta di compagno di viaggio che ci cammina idealmente a fianco.

Gaznevada da collezione: “Con Sick Soundtrack passammo dalla politica alla musica” – Spettacoli


Sul RestoDelCarlino una bella intervista a Ciro Pagano, chitarrista dei GazNevada, storico gruppo bolognese di fine ’70 e primi ’80 che ha significato il transito italico dal punk alla new_wave; un estratto della chiacchierata:

Ciro Pagano, lei è stato il chitarrista dei Gaznevada, in che clima nacque quel disco?
“L’album non è l’esordio del gruppo. Noi eravamo già stati in studio nel 1979 per registrare il nostro primo lavoro, una cassetta di musica feroce, durissima, frutto delle nostre prime passioni e dei nostri primi ascolti che erano fortemente legati al punk, quello americano in particolare, più sofisticato e ben suonato di quello inglese dei Sex Pistols. La cassetta Gaznevada era proprio un documento in tempo reale, una fotografia scattata nelle cantine bolognesi”.
A quale gruppo americano guardavate in particolare?
“I nostri idoli erano i newyorchesi Ramones, compatti, essenziali, in una canzone di due minuti dicevano tutto. Quella musicalmente è stata la nostra scuola, e, proprio suonando i loro brani ci siamo preparati alla cassetta. In fondo, eravamo una sorta di contorta cover band, e nel 1978 organizzammo tre giorni di concerti un locale che si chiamava Punkreas, lo spettacolo era Gaznevada Sings Ramones “.
Voi esistevate già dal 1977…
“I Gaznevada sono nati con il nome di Centro di Urlo Metropolitano per esibirsi durante il famoso convegno sulla repressione del settembre del 1977, appuntamento che avrebbe segnato la fine di quel movimento studentesco. Uscivamo dall’esperienza della Traumfabrik, la casa occupata di via Clavature, dove è nato quello spirito creativo che continua a influenzare la cultura pop. C’erano fumettisti come Andrea Pazienza, registi come Renato De Maria e musicisti come i Gaznevada”.
Poi, nel 1980, arriva ’Sick Soundtrack’.
“Nel 1980 era già cambiato tutto. Era la musica, e non più la politica, la necessità. Ed erano cambiati anche gli ascolti e i riferimenti. Solo la città alla quale guardare era la stessa: New York. Non più quella del punk ma della new wave, eravamo innamorati dei Talking Heads e dei Suicide. Non c’erano più solo le chitarre elettriche ad affollare il nostro immaginario ma la prima tecnologia elettronica applicata al fare musica, le prime macchine per suonare”.

Sherlock Holmes e il Necronomicon 1 | Sherlock Magazine


Su Sherlock Magazine la segnalazione di Sherlock Holmes e il Necronomicon 1, un albo che è una riedizione editoriale di qualcosa già visto 5 anni fa, ma che è straordinariamente bello; ma di cosa si parla?

In questo numero viene presentata la nuova versione interamente a colori di uno dei maggiori successi editoriali di questa casa editrice, presentato circa 5 anni fa e attualmente introvabile.
Durante una missione nell’Artico, Holmes e i suoi compagni di viaggio trovano una reliquia maledetta che potrebbe sconvolgere il mondo come lo conosciamo… un libro!

Un oggetto immaginifico da avere assolutamente per chi ama il crossover degli argomenti lovecraftiani e sherlockiani.

Syd Barrett: ovunque tu sia, buon compleanno diamante pazzo!


Oggi è il compleanno di Syd Barrett. OndaMusicale lo ricorda così; uno stralcio:

Syd Barrett, all’anagrafe Roger Keith Barrett nato a Cambridge il 6 gennaio del 1946 e morto il 7 luglio del 2006, è stato il leader e uno dei fondatori dei Pink Floyd fino al crollo del 1968 e l’album A Saucerful of Secrets dello stesso anno. Barrett aveva già mostrato segni di squilibrio nel 1967 quando, con i Pink Floyd, aveva inciso The Piper at the Gates of Dawn. La situazione era dovuta alla Sindrome di Asperger (leggi l’articolo) aggravata dall’uso di droghe.

Un album, il primo di una serie, che ha mostrato tutta la sua genialità visionaria e che ha lanciato i Pink Floyd nel mondo della musica. Purtroppo la mente di Barrett non riusciva a reggere alle pressioni e spesso i concerti erano proprio uno dei punti critici assieme alla scrittura di nuovi pezzi. Ai concerti, infatti, Syd suonava lo stesso accordo per minuti interi, rompeva le corde della chitarra o la scordava davanti al pubblico rendendo le cose difficili anche per il resto dei Floyd che quindi chiamarono l’amico David Gilmour per aiutarli.

Lili Refrain – Invernalia (Disturbing Canons)


Lo spazio visibile dietro una percezione di surrealtà, quando l’inverno stringe alla gola e vince indisturbato di gelo e buio.

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Contemporary resonances of calm and slow music

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