HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per gennaio 28, 2021
Equal Stones / Death Star – Harbinger
https://soundcloud.com/equalstones/harbinger
Lascio scivolare via i miei dubbi, ho solo una raffinazione interiore da operare nel surreale inarrivabile a fronte delle migliaia e migliaia possibili.
Coordinate semplici
Esprimo, provo a esprimere, una compressione interiore che esplode lungo linee neurali che non so, non potrei mai raccontare in altro modo che con un grafo quadrimensionale, con una freccia che va in un po’ di direzioni, mentre mi ascolto morire e rinascere sulle ascisse e le ordinate più semplici.
Il vento come
Nel cortile di una fine annunciata la melanconia ha il predominio e tutto soffia come un gelido vento invernale, intollerabile, in cui morire in pochi istanti.
Lankenauta | L’uomo senza ombra. Il diario sessuale di Gerard Sorme
Su Lankenauta un tagliente caso di sincronicità personale. Sto leggendo in questi giorni Le nozze chimiche di Aleister Crowley, saggio monumentale che Franco Pezzini ha dedicato alla figura del mago novecentesco, via via più fondante nella nostra cultura perché ha lasciato strascichi sempre più estesi negli artisti e nelle opere contemporanee. Tra gli scrittori citati da Franco del periodo post-Crowley c’è Colin Wilson, leggevo di lui e dei suoi romanzi proprio da alcune sere a questa parte, anche ieri sera, e cosa mi trovo di fronte stamani? La recensione, appunto, di L’uomo senza ombra, romanzo di Colin Wilson che allude pesantemente proprio a Crowley. Non male, no?
Secondo capitolo della “trilogia di Sorme”, “L’uomo senza ombra”, pubblicato tre anni dopo “Riti notturni” (Ritual in the Dark, 1960), rappresenta, in forma di diario, un “romanzo di idee” che si apre progressivamente a una vera e propria narrazione; dove quindi una trama tende a prendere il sopravvento rispetto i ricordi “sessuali” del protagonista. Romanzo peraltro “irregolare” per più di un motivo. Innanzitutto nell’ampia e colta prefazione Colin Wilson riflette sulla funzione del romanzo, della trama, della libertà che questa forma letteraria offre al suo autore, a partire dalle opere di Defoe e Richardson: “Ma il prezzo da pagare per questa libertà è pesante: il romanziere è vincolato a una giostra di emozioni umane, vale a dire che è limitato dalla vicenda che racconta, dal plot” (pp.10). Dopo aver citato Flaubert e la “purificazione” della sua opera – ovvero aver riconosciuto che “l’obiettivo non è importante quanto ciò che succede lungo il percorso” – Wilson ricorda il “fallimento” del suo precedente “Riti notturni”: accontentarsi di un romanzo che raccontava una storia, pur soffermandosi, ove possibile, sulle idee. Mentre con “L’uomo senza ombra” sarebbe tornato a una forma e a una sostanza del “romanzo che Flaubert aveva abbandonato perché impura” (pp.18).