HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per giugno 19, 2018
Caleb Kelly – Gallery Sound | Neural
[Letto su Neural]
L’ambiente “espositivo” (il cubo bianco), assunto come contenitore universale dell’arte, è stato concepito e sviluppato per valorizzare la presenza dell’opera d’arte e il suo incontro sociale. Per questi spazi vengono create opere d’arte strategiche, geneticamente programmate per esporre opere d’arte principalmente visive. Dall’altro lato, la sound art è ancora travolta dal mercato dell’arte contemporanea, anche se l’immaterialità e l’invisibilità del suono sono accoppiate dalla sua onnipresenza negli spazi espositivi attraverso varie forme (rumore, suoni di sottofondo, parole parlate…). Caleb Kelly, autore di Cracked Media (cfr. Neural #35) e curatore del Sound (cfr. Neural #42), pubblica questo nuovo straordinario libro sul rapporto tra gli spazi architettonici per l’arte e le opere d’arte sonore. Elabora un’attenta analisi di questi spazi, dal museo alla galleria, ai luoghi di incontro, e di come essi si relazionano con il suono. Inizia con il momento cruciale della fine degli anni Sessanta, quando il suono entra negli spazi dell’arte attraverso nuove pratiche performative, rimanendo finalmente lì in nuove incarnazioni multimediali, tra cui sculture sonore e installazioni immersive. Prosegue l’esame di varie opere utilizzando gli spazi dell’arte con tattiche uditive e tecniche specifiche, producendo esperienze inedite. Infine si occupa di performance musicali nelle gallerie d’arte e del rapporto reciproco che si è instaurato nel tempo. Questa prospettiva strutturale è di grande aiuto nella comprensione dell’intero spettro della sound art e di come essa indaghi le possibilità sonore non comuni ed esperienziali.
Abisso surreale
Le cognizioni si risolvono in completi disagi dimensionali, sommovimenti impercettibili delle regioni sovrastrutturali divengono cataclismi per il tuo piccolo mondo, e tu non sai cosa è davvero l’abisso surreale.
ATAVICA – Performance e Reading | ferrantepaolo.com
Sul blog di Paolo “Evertrip” Ferrante la segnalazione di un bell’evento di cui lui sarà parte integrante: ATAVICA. Cos’è? Vi lascio alle sue parole, chi può vada perché mi sembra davvero qualcosa di molto intrigante.
C’è stato un ritrovamento.
Una scoperta archeologica bizzarra.
Oggetti arcaici di un’epoca che precede la storia della civiltà moderna.
Piccoli strumenti per uso apparentemente manuale e quotidiano, dalla funzionalità incomprensibile.
Utensili misteriosi che sembrano rievocare qualcosa… forse un altro tempo, un altro mondo, qualcosa di alieno e distante, preistorico. Atavico.
Tali reliquie, perfettamente ripulite e conservate, saranno presentate per la prima volta al pubblico il 22 giugno alle ore 22, presso l’Arci Nardò Centrale (Lecce).
A mostrarne il valore emotivo inestimabile ci saranno due esperti del settore: l’artista Paolo Ferrante che li esibirà uno a uno, e la scrittrice Luciana Manco che commenterà ogni reperto con dei testi prodotti appositamente.
Trattandosi di oggetti antichi dalla raffinatezza unica, si raccomanda la massima puntualità, in quanto l’esibizione performativa durerà poco per non esporre troppo gli elementi alla radiazione luminosa.
Vi aspettiamo tutti a Nardò alle ore 22 del 22 giugno.
Passate parola e siate puntuali.
Essere altro
Si tendono i cavi monomolecolari sulle sponde olografiche del reale, affinché tu possa integrarti ed essere altro.
Monolithe, inextricable artificial nature | Neural
[Letto su Neural]
Il “Monolithe” di Fabien Léaustic è un monolite che ospita il biotopo di un fitoplancton che cresce al di fuori dell’acqua, producendo ossigeno e influendo sull’ambiente del visitatore. È un’opera d’arte vivente, con una forma simbolica riconoscibile, aperta alle interpretazioni, con un ecosistema strutturalmente modificato, verosimilmente buono. C’è una chiara tensione nell’opera: la forma monolitica dell’opera è preponderante nei confronti dello spettatore, imponendo la sua presenza nello spazio: la sua natura biologica salvifica, testimoniata visivamente dalla crescente intensità del suo colore, attenua la preponderanza a favore di un supporto. La combinazione dei suoi elementi naturali e artificiali è quasi inestricabile e la sua natura vivente incoraggia lo spettatore ad accettarla. Inoltre, come per ogni opera di questo tipo, pone sorprendentemente la questione della durata di tali opere d’arte, che è solo un’altra questione aperta, generata dalla nostra capacità di costruire liberamente su sistemi molto complessi.