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Archivio per giugno 28, 2018

Esce per Kipple Officina Libraria il numero 9 di Bibbia d’Asfalto | KippleBlog


[Letto su KippleBlog]

Kipple Officina Libraria è lieta di presentarvi il nono numero di Bibbia d’Asfalto – Poesia Urbana e Autostradale, la rivista aperiodica di poesia e narrativa diretta da Enzo Lomanno che potete leggere e acquistare sul sito www.kipple.it e nelle principali librerie online.
Fin dal suo esordio, prima come blog e successivamente come rivista, BdA è sempre stata terra di sperimentazioni su strade alternative, abrasiva come l’asfalto e votata alla ricerca di nuove connessioni e collaborazioni. BdA rinasce a nuova vita, più indomita della fenice, come atto di resilienza da parte della redazione e come luogo in cui custodire cose preziose per domani. La via è aperta, l’asfalto è bollente e le pagine sono incandescenti.

> La copertina è realizzata da Ksenja Laginja, mentre all’interno è presente il mio racconto A Pompei.

Dall’editoriale

Molte esperienze non sono dicibili, accadono in uno spazio in cui mai nessuna parola è penetrata
(R.M. Rilke)

Si scrive per l’assenza, per l’assoluta totale mancanza, e per l’incongruente stridore delle cose che pure continuano ad esistere malgrado tutto, ignare. Si scrive nel tentativo compulsivo di trovare un senso e di lasciare una traccia del passaggio in queste strade. Si scrive per tentare di fermare l’oblio e la dimenticanza che tutti ci cancella, come fossimo, tutti noi, scritti sulla sabbia. E si aspetta l’onda che arriva che arriva a cancellarci, sicura arriverà quest’onda a investirci di stupore, obbedendo anch’essa a chissà quale oscura legge che regola sia il finire che il ri-cominciare. E il finire e il ri-cominciare si ripetono mai uguali, come fossero sempre nuovi. Ma si nasce e si muore allo stesso modo, che pure è nuovo e assoluto per ognuno di noi.
Mi chiedo se vi sia altro per cui valga la pena scrivere, se non continuare nel tentativo di trovare una parola capace di spiegare tale stupore, una parola in grado di attraversare l’assoluto.

Stefania Di Lino

La quarta

Il dibattito sulle riviste letterarie dura da oltre un secolo ma recentemente pare giunto a una conclusione condivisa: tale forma editoriale di fatto non ha ragione d’esistere. Non rende, non ha lettori, è espressione di una cultura sorpassata. Le riviste sono troppe, inutili, sostituite da blog e social network, non valgono la fatica, i mal di pancia, gli amici persi. Non è un mistero che la rivista si sia presa una pausa fino al numero precedente, che sia stata messa in discussione, che sia stata in pericolo di vita e che oggi qui continui la sua rinascita. Se questo è avvenuto è stato grazie a una riflessione profonda e a un atto di volontà.
Ne è venuta fuori una rivista. Che volere di più? Non un mero luogo di deposito di testi vari, ma uno spazio in cui echeggiano anime, che si situa nel tempo ma non lo corteggia, che non si lascia sedurre dal bisogno di piacere al secolo. Non un rotocalco, una fanzine, un giornaletto usa e getta ma una vera rivista letteraria. Un luogo in cui si custodiscono cose preziose per domani.

AA.VV., Bibbia d’Asfalto n.9
Direttore editoriale: Enzo Lomanno
Copertina di Ksenja Laginja

Kipple Officina Libraria – Pag. 62 – 0.95€
Formato ePub e Mobi

Link

In caso di disgrazia | ThrillerMagazine


Su ThrillerMagazine la segnalazione della riedizione di un romanzo di George Simenon, In caso di disgrazia, che fa luce sulle pulsioni erotiche e sui turbamenti che hanno tempestato la vita dell’autore stesso. Simenon era un maestro nel narrare e nel percorrere le tempeste dell’animo umano, le sue perversioni, eccovi la quarta e un estratto del romanzo:

La sera in cui Lucien Gobillot – uno dei più celebri avvocati di Parigi, la cui brillante carriera deve molto alle relazioni di sua moglie negli ambienti politici e mondani della capitale – riceve la visita di quella ragazza con «un viso da bambina e da vecchia allo stesso tempo, un misto di ingenuità e di astuzia … di innocenza e di vizio», cinica e palesemente pronta a tutto, ma anche, in un suo strano modo, commovente, che gli chiede di difenderla in un processo per tentata rapina, non immagina che la sua intera esistenza ne sarà sconvolta dalle fondamenta. A cominciare dalla ferrea, incrollabile complicità che per più di vent’anni lo ha legato alla moglie – la bella, la raffinata, la sprezzante Viviane. Con mano da maestro, Simenon ci fa percorrere tutte le tappe di un amour fou turbinoso e funesto, regalandoci uno dei suoi romanzi più intensamente erotici, più strazianti e appassionati. Scritto a Cannes nel 1955, “En cas de malheur” fu pubblicato l’anno seguente, e nel 1958 fu portato sullo schermo da Claude Autant-Lara.

«Alla luce di quanto oggi sappiamo della vita di Simenon, per sue dirette ammissioni, i turbamenti erotici del protagonista appaiono come un’adombrata liberatoria confessione: “Una fame di sesso puro, se così posso esprimermi senza far sorridere, ossia che prescindesse da qualsiasi considerazione sentimentale e passionale”. Sono le parole di Gobillot, di fronte all’irrefrenabile impulso che lo governa…».

L’incipit

Domenica 6 novembre.

Appena due ore fa, dopo colazione, nel salotto in cui eravamo passati a prendere il caffè, stavo in piedi davanti alla finestra, abbastanza vicino da avvertire la fredda umidità dei vetri, quando ho sentito mia moglie dire, dietro di me:
«Pensi di uscire, nel pomeriggio?».
Queste parole, così semplici e banali, mi sono parse cariche di significato, come se celassero un sottinteso che né io né Viviane osavamo esprimere. Ho esitato un po’ prima di rispondere, non perché non sapessi che cosa intendevo fare, ma perché per un attimo sono rimasto sospeso in quell’universo un po’ inquietante, anche se in fondo più reale del mondo di tutti i giorni, che dà l’impressione di scoprire l’altra faccia della vita.
Poi devo aver balbettato:
«No, oggi no».
Lei sa che non ho alcun motivo di uscire: l’ha intuito come tutto il resto; forse si tiene anche informata su ogni cosa che faccio. Non ce l’ho con lei, come lei non ce l’ha con me per quello che mi sta succedendo.
Nel momento in cui ha posto la domanda stavo guardando attraverso la pioggia fredda e scura che cade da tre giorni, anzi, dal giorno dei Morti, un barbone che andava e veniva sotto il Pont-Marie battendosi le mani sui fianchi per riscaldarsi. Fissavo soprattutto un mucchio di stracci nerastri addossato al muro di pietra, chiedendomi se si muoveva davvero o se si trattava di un’illusione dovuta al fremito dell’aria e al cadere della pioggia.
In effetti si muoveva, e ne ho avuto la certezza quando dai cenci è uscito un braccio, e subito dopo una testa di donna, gonfia e tutta scarmigliata. L’uomo ha smesso di passeggiare, si è girato verso la sua compagna per dirle qualcosa, e poi, mentre lei si metteva a sedere, è andato a prendere fra due sassi una bottiglia mezza vuota: gliel’ha data, e lei ha bevuto a canna.
In questi dieci anni, da quando siamo venuti ad abitare in quai d’Anjou, sull’île Saint-Louis, mi è capitato spesso di osservare i barboni. Ne ho visti di tutti i tipi, anche donne, ma era la prima volta che ne vedevo due comportarsi come una vera coppia. Perché la cosa mi ha colpito, facendomi pensare a un animale maschio e alla sua femmina rifugiati nella loro tana nel fondo di un bosco?

Egotica


Il dominio di un pensiero si risolve in una prospettiva anomala, il punto di vista incarnato shifta lievemente e la parallasse nuova diviene quasi inumana, o semplicemente egotica.

Le emanazioni del “Satellite oscuro” – A X I S m u n d i


Su AxisMundi un lungo post sull’occultismo lunare, sulle simbologie che il nostro astro più prossimo esercita sulle energie del nostro mondo fisico e psichico. Un estratto:

L’attività dello spiritismo porta con sé notevoli rischi, risiedenti soprattutto nel contatto passivo con elementi del cosiddetto mondo intermedio, costituiti da parti residuali di aggregati ormai in stato di dissoluzione, senza più alcun valore per un autentico percorso di crescita spirituale. Il luogo, inteso come “stato dell’essere”, da cui queste influenze filtrano è proprio il cosiddetto “satellite oscuro”, la “luna infernale”, simboleggiato dal cono d’ombra che la Terra proietta nello spazio cosmico in opposizione ai raggi del Sole.

Prima di proseguire ci sarà utile un breve accenno al simbolismo lunare. La Luna, come si sa, è il “primo morto”, l’astro che scompare per poi riapparire rinnovato; sono risaputi quindi i suoi legami con i mutamenti, i ritmi vitali, i cambiamenti di stato e di forma. La Luna presiede alla formazione degli organismi, ma anche alla loro decomposizione. È da una parte il regno dei morti, ricetto di forme di vita in dissolvimento, ma dall’altra anche luogo della rigenerazione, in cui nuove forme prendono vita, per perpetuare il perenne circolo dell’esistenza. Questo simbolismo era ben noto fin dai tempi più remoti, trovando infine nel De facie in orbe lunae di Plutarco la sua espressione più compiuta.

Il distacco


Ti racconto di una rapida discesa alle stanze oscure, quelle che visiti ogni tanto, quando sei riflessivo, introspettivo, di umore buio. Quelle discese sono taumaturgiche, mostrano aspetti di un reale che è estremamente veritiero, sei prossimo all’attaccatura della tua incarnazione, la cesura dal tuo fluttuare.

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