Archivio per giugno 21, 2018
21 giugno 2018 alle 21:56 · Archiviato in Creatività, Deliri, Editoria, Futuro, Letteratura, Recensioni, SF, Sociale and tagged: Aldous Huxley, Antonio Tursi, CarmillaOnLine, Controllo sociale, Distopia, Interrogazioni sul reale, Matrix, Neal Stephenson, Teoremi incalcolabili, William Gibson
Su CarmillaOnLine la recensione a Immagini del conflitto. Corpi e spazi tra fantascienza e politica, di Antonio Tursi. È una cavalcata tra molti dei topoi fantascientifici, sociali e postumani di questo tempo corrente, interessante e stimolante per le considerazioni sul luogo dove stiamo tutti allegramente andando, oscillando tra i paradigmi di Aldous Huxley, Neal Stephenson, Matrix e William Gibson.
La questione del carattere politico del nuovo mondo tecnologico con cui ci troviamo a fare i conti viene affrontata da Tursi recuperando alcuni celebri esempi di narrazione di “mondi nuovi” del passato per poterli confrontare con i nuovi scenari contemporanei. L’analisi prende il via dalla constatazione di come a partire dalle grandi scoperte geografiche cinquecentesche si originino due grandi narrazioni metaforiche caratterizzate da differenti connotazioni socio-politiche: «da un lato, verso il consolidamento di un utopismo popolare, soprattutto contadino, che aveva radici nel medievale Paese di Bengodi e che si manifestava nelle tante variazioni sull’antico tema del Paese di Cuccagna; dall’altro, verso l’elaborazione di costruzioni colte e moderne come l’Utopia di Tommaso Moro e la Città del Sole di Tommaso Campanella» (p. 101). La prima direzione, che si protrae addirittura fino all’epoca illuminista con Candido e l’Eldorado, insiste con il descrivere utopisticamente un mondo paradisiaco. Per quanto riguarda il secondo filone lo studioso si sofferma sul celebre Libellus relativo all’isola di Utopia di Moro in cui il mundus novus, nella sua volontà di neutralizzare ogni tipo di “lotta di parte”, «si pone come tramite tra la Repubblica disegnata da Platone […] e il Leviatano di Hobbes» (p. 106).
Dopo tali premesse storiche Tursi approda al romanzo di genere distopico di Aldous Huxley, Brave New World (1932), in cui si narra di uno Stato Mondiale che genera i suoi abitanti in provetta per poi collocarli in rigide caste pianificandoli ed educandoli a mantenere e desiderare l’ordine stabilito. In ossequio all’obiettivo della stabilità sociale, in cambio dell’apatia a questi cittadini del nuovo mondo, prodotti attraverso una sorta di catena di montaggio, viene garantita la felicità materiale e fisica. Huxley avrà modo, diverso tempo dopo aver steso il romanzo, di puntualizzare il ruolo della comunicazione di massa e dell’intrattenimento nel creare e soddisfare gli appetiti dell’uomo moderno soffocandone ogni minima propensione politica.
Attraverso queste tappe lo studioso giunge a ragionare sulla definizione di Metaverso proposta da Neal Stephenson nel suo romanzo Snow Crash (1992), opera che tocca questioni che hanno a che fare con l’intrecciarsi di arcaico e contemporaneo, con i linguaggi, la religione, i cyborg, i migranti, la cultura popolare e le urgenze ambientali. A essere preso in esame è soprattutto il rapporto tra «realtà (o meglio ciò che siamo abituati a considerare tale) e Metaverso, tra territorio e nuovo mondo virtuale per cogliere il tracciamento politico di entrambe queste dimensioni [al fine di comprendere] la cifra politica che emerge dal loro inestricabile intreccio» (p. 114-115). Diversamente dalle utopie e dalle distopie moderne, «il Metaverso (o ciberspazio) richiede una pratica politico-polemica proprio perché non è scisso degli spazi della nostra vita quotidiana» (p. 115). Rispetto alle narrazioni utopiche e distopiche della modernità in questo caso occorre fare i conti con l’ambiguità del rapporto tra il territorio e la simulazione del ciberspazio.
21 giugno 2018 alle 19:53 · Archiviato in Cognizioni, Cyberpunk, Digitalizzazioni, Editoria, Futuro, News, Postumanismo, Recensioni, Sociale, Tecnologia and tagged: Big Data, Controllo sociale, D Editore, Daniele Gambetta, Derrick de Kerckhove, Giovanni De Matteo, Internet, Interrogazioni sul reale, Liberismo
Su Quaderni d’Altri Tempi una bella e dettagliata recensione, di Giovanni De Matteo, a Datacrazia, il saggio della D Editore che indaga la realtà dei Big Data, ovvero la capacità di immagazzinare dati personali operata da grandi (ma anche piccole) aziende operanti su Internet. Un estratto della recensione di Giovanni:
“Chi ha in mano i big data sa tutto di noi, della nostra situazione personale, della nostra vita privata, della ricchezza, delle scelte politiche e culturali, delle idee, dei consumi” (de Kerckhove, in Governato, 2017).
In un mondo in cui chiunque si ritrova a portata di mano una quantità di dati maggiore di quanto possa gestire (a meno di non essere una delle aziende che ha fatto dell’estrazione di valore dai dati la sua missione), un libro come questo curato da Daniele Gambetta, matematico e freelance, collaboratore al gruppo di ricerca indipendente HackMedia, può servire da bussola per ritrovare la rotta tra le correnti oceaniche di fake news, i venti di burrasca della post-verità e le insidie del Quadrilatero Digitale.
Il potere dei big data
Le strategie di profilazione adottate dai giganti dell’hi-tech attraverso le pressioni del marketing, specie nella sua emergente combinazione con le neuroscienze e la psicologia, il neuromarketing (si veda il contributo al volume di Giorgio Griziotti, Big emotional data), interagiscono con gli utenti e ne condizionano i comportamenti in maniera tanto diretta ed efficace da trascendere i sogni di qualsiasi governo.
In uno scenario in cui il fatturato combinato delle cosiddette Big Four (o GAFA – dalle loro iniziali: Google, Apple, Facebook, Amazon) ha eguagliato il PIL del Belgio, venticinquesimo paese per ricchezza al mondo secondo il ranking stilato dal Fondo Monetario Internazionale, si può facilmente intuire il pericolo che stiamo correndo legittimando quotidianamente la raccolta dei nostri dati.
Fin dalla sua introduzione, il curatore richiama l’attenzione sull’esposizione che questo comporta: da una parte nei confronti di piattaforme in corso di trasformazione verso “organismi sovranazionali diffusi”, con la loro applicazione di regole e politiche spesso in conflitto con le legislazioni nazionali e internazionali (si pensi all’attualità legata all’entrata in vigore del GDPR, ovvero il General Data Protection Regulation dell’Unione Europea); dall’altra nei confronti delle occasionali convergenze tra questo nuovo platform capitalism e l’ambito politico, come dimostra il ruolo giocato da Cambridge Analytica nelle campagne per l’elezione di Trump e il sostegno al Leave nel referendum sulla Brexit, incentrate su un uso massiccio della sentiment analysis grazie ai dati estratti da Facebook. Scrive Gambetta:
“Identità digitalizzate, geolocalizzazione e registrazione quasi costante di spostamenti, ma anche transazioni finanziare, dati relativi al nostro stato di salute e ai nostri gusti musicali. Mai come ora, nella storia dell’umanità, si è disposto di una quantità così grande di informazioni immagazzinate su fenomeni e comportamenti sociali”.
21 giugno 2018 alle 17:05 · Archiviato in Creatività, Fantastico, Letteratura, Recensioni and tagged: Codice Morse, Crittografia, Georges Simenon, Giallo
SherlockMagazine segnala l’uscita di tre racconti di Georges Simenon, autore che non va certamente presentato. Per sottolineare la creatività dello scrittore in questione, v’incollo la sinossi di uno dei tre racconti, Il vecchio con il portamine:
Emile ad un tavolo all’aperto di un caffè dei Grands Boulevards. Qualcosa lo strappa dal suo stato di torpore. Ma non sa cosa sia. Poco distante da lui un tacco che colpisce il marciapiede con colpi secchi. Ora ha capito. Trattasi di un messaggio in codice Morse che lui ha imparato in Marina “Rue Blomer 22…Terzo piano”. La risposta, sempre in messaggio Morse, questa volta di un cucchiaino battuto su un piatto “Ricevuto.”…Non resta che seguire la ragazza. Ma non sembra sia il solo se la insegue anche “una certa bombetta e un certo vestito scuro.” La faccenda si complica con un uomo morto dentro un armadio. Di mezzo pure la polizia polacca e matrici autentiche che servono a stampare banconote.
L’Agenzia investigativa O è stata fondata da Torrence, il possente Torrence che abbiamo conosciuto seguendo le inchieste del commissario Maigret di cui è stato, per quindici anni, il suo braccio destro. Poi c’è Emile, alto e magro, capelli rossi e lentiggini, il fotografo, ma in realtà la vera mente dell’Agenzia. Segue Barbet, ex ladro ed esperto pedinatore che ha ritrovato in questo lavoro una nuova vita. Chiude il cerchio Berthe, la segretaria tuttofare.
Questi tre racconti non sono dei capolavori ma pur sempre gradevoli, ben congegnati, ricchi di colpi di scena, spruzzati di ironia e paradosso. Classica scrittura incisiva di Simenon che con un paio di tratti ti delinea il personaggio e la bizzarra situazione.
Non v’è del genio nel rendere il codice Morse come il particolare fondante di un enigma? La crittografia intesa come chiave pubblica, ma misconosciuta ai più.
21 giugno 2018 alle 14:54 · Archiviato in Connettivismo, Cybergoth, Empatia, Erox, Experimental, InnerSpace, Oscurità, OuterSpace, Quantsgoth, Surrealtà and tagged: Infection, Interrogazioni sul reale, Luce oscura, Sesso quantico, Teoremi incalcolabili
Le movenze sessoquantiche ti sconquassano la coscienza del reale e ti traghettano sugli snodi della perversione.
21 giugno 2018 alle 12:07 · Archiviato in Empatia, Energia, InnerSpace, Surrealtà and tagged: Luce oscura, More human, Solstizio
Il momento di massima luce, è qui. Solstizio estivo, il trionfo della vibrazione solare, una sorta di gioia sottopelle incarnata, volta all’esaltazione umana. Potete danzare, ma da ora in poi le tenebre si allungheranno sempre di più.