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NeXT Hyper ObscureArchivio per marzo 15, 2019
Blackwood: il «Panico della Natura Selvaggia» e dell’infinita distanza – A X I S m u n d i
Su AxisMundi un articolo stupendo che analizza l’opera di Algernon Blackwood, lo scrittore che a cavallo del ‘900 ha espresso:
un’atmosfera sospesa, nella quale l’«uomo moderno» sembra ritornare idealmente e traumaticamente, anche per una notte soltanto, all’alba dei tempi. Trovatosi improvvisamente circondato dalla natura vergine, potremmo dire pre-umana, solo allora il protagonista blackwoodiano avverte l’instabilità e la fragilità della posizione che l’essere umano «civilizzato» ricopre all’interno di un cosmo che, in ultima analisi, appare come il palcoscenico su cui si manifestano potenze ataviche ben più antiche dell’umanità e non concepibili secondo i valori sociali e morali ad essa proprî; potenze che, pur manifestandosi talvolta per mezzo degli elementi naturali a noi noti, nondimeno differiscono ontologicamente dagli stessi, utilizzandoli piuttosto come portali per manifestarsi nella nostra realtà, a cui accedono infiltrandosi attraverso il labile velo che la separa dall’«altro mondo».
A 150 anni dalla nascita, quindi, è giusto celebrare quest’artista delle parole, nella mia considerazione nettamente superiore a qualsiasi altro autore weird, nel senso più esteso del genere. La sua padronanza delle parole, dei suoi significati e delle forze elementali che racchiudono, in perfetta sintonia con la magia sottesa a ogni verbo, sono per me leggendarie, irraggiungibili. Basta leggersi uno dei suoi mirabolanti racconti per esserne coscienti, come per esempio I salici:
The Willows (“I salici”) è profondamente influenzato dai viaggi compiuti dall’Autore sul Danubio e considerato da Lovecraft il suo picco creativo nonché il migliore racconto britannico in assoluto ascrivibile al filone dell’Orrore Sovrannaturale [il racconto è consultabile dai Lettori italiani nell’antologia H.P. Lovecraft — I miei orrori preferiti, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton Compton, Roma 1994)].
Rispetto a “Il Wendigo” ci troviamo nelle lande dell’Europa orientale anziché in quelle dell’America settentrionale, ma la sostanza non cambia. La narrazione si incentra sulla spedizione di due amici in una vasta area acquitrinosa, che i locali ungheresi evitano superstiziosamente, in quanto ritengono appartenere «ad esseri estranei al mondo degli uomini»:
« Il lugubre fascino di quell’isola solitaria che emergeva tra milioni di salici, spazzata da un uragano e circondata da profonde acque mulinanti […]. Mai calpestata da piede umano, e quasi sconosciuta, giaceva lì, sotto la luna, lontano da influenze umane, sulla frontiera di un altro mondo: un mondo alieno, abitato solo dai salici e dalle anime dei salici. »
Pur manifestandosi ai sensi dei protagonisti mediante la fisicità dei salici, più si prosegue nella lettura e più diventa chiaro che le entità malevole che li insidiano si limitano ad utilizzare queste piante come «maschere» per accedere al nostro mondo: «Sono i salici, naturalmente. I salici mascherano “gli altri”, ma gli altri ci stanno cercando qui intorno».
Camerata Mediolanense – Fuoco
Brano struggente e quasi medioevale, un folk nostrano di tradizioni musicali radicate nei secoli (grazie AlessioBrugnoli).
Il Signor Diavolo: è online il trailer del film di Pupi Avati | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine l’annuncio e il trailer del nuovo film di Pupi Avati, Il Signor Diavolo. Imperdibile, basta leggere la sinossi:
Anni Cinquanta, Italia. Il pubblico ministero Furio Momentè sta raggiungendo Venezia da Roma, inviato dal tribunale per un processo delicato. Un ragazzino di quattordici anni ha ucciso un coetaneo, e la Curia romana vuole vederci chiaro, perché nel drammatico caso è implicato un convento di suore e si mormora di visioni demoniache. All’origine di tutto c’è la morte, due anni prima, di Paolino Osti. Malattia, hanno detto i medici, ma secondo Carlo, il suo migliore amico, Paolino è morto per una maledizione: Emilio lo ha fatto inciampare mentre, in chiesa, portava l’ostia consacrata per la comunione. Sacrilegio… E Paolino sul letto di morte avrebbe mormorato: “Io voglio tornare”. “Far tornare” l’amico per Carlo è diventata un’ossessione che ha messo in moto oscuri rituali e misteriosi eventi. Fino alla morte di Emilio, ucciso da Carlo con la fionda di Paolino. Almeno così pare.